Personaggi in cerca d’autore. 19° puntata: Vivian Woodward
He appeared to fit the bill of the gentleman amateur perfectly
Richard Sanders, Beastly fury
Anche se non fece gol quella volta che nell’aprile del 1912, con la maglia dei Wanderers, sfidò la rappresentativa italiana a Genova, non c’è dubbio che il “prodigio Woodward” sia stato il primo center-forward inglese di statura internazionale, il primo calciatore britannico a diventare celebre in tutta l’Europa calcistica.
I numeri sono dalla sua parte. Vivian John Woodward era uno che in campionato segnava spesso, ma non sempre: 63 gol in 132 incontri tra Southern League e Second Division con la maglia del Tottenham Hotspur nelle stagioni che vanno dal 1901/02 al 1908/09; 34 reti nelle 116 presenze col Chelsea tra il 1909 e il 1915, anni in cui giocò una semifinale di F.A. Cup e calcò i campi di First Division.
Le sue medie, però, salivano vertiginosamente quando si parlava di nazionale. Tra il 1903 e il 1911 Woodward giocò 16 incontri del Torneo Interbritannico e mise a segno 14 reti, realizzando anche una tripletta in Galles-Inghilterra 1-7 del marzo 1908. Quattro, invece, le doppiette, tra cui quella con cui festeggiò il suo esordio, nel 4-0 all’Irlanda del 14/2/1903, e quella con cui celebrò il suo ultimo cap, nel 3-0 al Galles del 13 marzo 1911.
La sua fama di realizzatore implacabile, di prodigio in grado di marcare “dei goal tutte le volte che si sarebbe venuto a trovare nella area di rigore” avversaria furono, tuttavia, i tour europei condotti con la maglia bianca dell’Inghilterra a dargliela.
Con la nazionale vera e propria Woodward partecipò alle prime due apparizioni inglesi al di là della Manica: i due tour del giugno 1908 e del maggio 1909 nell’allora Impero austro-ungarico, un totale di sette match contro Austria, Boemia e Ungheria in cui l’attaccante, allora in forza al Tottenham, realizzò ben 15 reti. Un’abbuffata di gol che portò il computo complessivo a 29 gol in 23 partite e che gli avrebbe permesso di rimanere top scorer della nazionale inglese fino al 1958, ovvero fino a quando Tom Finney segnò a Belfast il 30° e ultimo gol per l’Inghilterra in 72 presenze.
Ma, ancor prima di farsi conoscere a Vienna e a Budapest, Vivian Woodward aveva mostrato le sue capacità a Parigi, Berlino e Bruxelles con la nazionale inglese amateur. In 30 match giocati tra il 1906 e il 1914 per questa selezione, realizzò 44 gol ed ebbe l’onore di partecipare alle due vittoriose campagne olimpiche di Londra 1908 e Stoccolma 1912, in terra svedese addirittura da capitano, anche se quelle vittorie vanno ufficialmente ascritte alla rappresentativa del Regno Unito.
Una carriera densa di soddisfazioni personali e di successi a livello internazionale, visto che ai due ori olimpici vanno aggiunte sei vittorie nel Torneo Interbritannico.[1] Ma non è solo questione di numeri o di allori vinti. La specificità di Vivian Woodward si coglie tra le righe della sua duplice esperienza con la maglia dell’Inghilterra: proprio nel periodo in cui la Football Association tracciava il solco definitivo tra club professionisti e club amateur, lui riuscì a diventare massimo cannoniere della selezione, che attingeva quasi esclusivamente da First Division e Southern League, e, al contempo, capitano della nazionale amateur e simbolo stesso del calcio solo rimborsi e niente compensi.
Di professione architetto, Woodward non pretese mai più del costo di un biglietto dell’autobus per offrire le sue prestazioni calcistiche -dice Richard Sanders in Beastly fury-, differenziandosi in questo anche da molti suoi colleghi amateur.[2]
In campo, poi, il suo comportamento corretto era addirittura leggendario: Alfred Gibson e William Pickford scrissero in Association Football And The Men Who Made It (1906) che Woodward disprezzava le azioni meschine e sarebbe stato incapace di compierne di sleali. Anche se sottoposto a ripetuti falli, non reagiva mai e una volta -racconta un altro giornalista del tempo, Jimmy Catton- impressionò talmente il difensore, che lo aveva appena maltrattato, con il suo “Please, don’t do that again, you have hurt me!” che non subì interventi fallosi per il resto del match.
Quanto l’aura di rispetto che circondava Woodward abbia fatto sconfinare la storia nell’agiografia non sappiamo. La sua immagine che compare su una figurina distribuita nel 1914 da una nota marca di sigarette, ad esempio, un po’ cozza col resto del quadro. Ad ogni modo, è certo che l’ennesimo gesto di cortesia costò all’attaccante inglese l’ultima soddisfazione della carriera. Arruolatosi nell’esercito allo scoppio della Grande Guerra (anche se nel Footballers Battalion), ebbe una licenza speciale per giocare all’Old Trafford la finale di F.A. Cup del 1915 contro lo Sheffield United. Avrebbe dovuto sostituire Bob Thomson, ma non ne volle sapere di scendere in campo perché il suo compagno era stato titolare in tutte le partite precedenti. Le cose ai blues non andarono bene, perché lo Sheffield United vinse 3-0. Purtroppo, una ferita rimediata sul Fronte Occidentale pose di fatto fine alla carriera di Vivian Woodward l’anno successivo.
Ma, in fondo, il sacrificio per la Patria era ciò che mancava al grande attaccante gentleman per diventare un vero eroe British a tutti gli effetti.
federico
I virgolettati sono tratti da La Stampa Sportiva, aprile 1912
Puntata precedente: Joe Gaetjens; Puntata successiva: Antonín Janda
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[1] L’Inghilterra nelle annate in cui schierò Woodward ottenne quattro vittorie assolute (1904, 1905, 1909, 1911) e due condivise (1903, 1908)
[2] Jackson, fondatore del Corinthian F.C., pretendeva, ad esempio, il massimo quando si trattava di rimborsi. Non a caso Woodward non giocò mai per i corinziani (R.Sanders, ib.)