Personaggi in cerca d’autore. 20° puntata: Antonín Janda

1919 Janda Nelle foto dell’epoca la sua figura appare imponente, ma non tanto da sovrastare quella di tutti gli altri. Dell’incidente che gli aveva per sempre chiuso l’occhio sinistro si sa poco. Forse era successo a Kladno, quando ancora giocava nello SK Praga VII[1], forse era stato un suo compagno di squadra a dargli inavvertitamente un calcio in faccia. Quell’infortunio, che non gli avrebbe impedito di diventare un grande realizzatore, gli aveva, però, cambiato la vita, perché aveva trasformato Antonín Janda in Očko, il gigante con un occhio solo.
Anche Vittorio Pozzo lo ricorda così e chissà cosa pensarono quei pochi dello Sparta Praga che non erano partiti per la Grande Guerra e che una mattina del 1916 se lo videro arrivare sul proprio terreno di gioco. Il solo occhio funzionante e i pochi capelli non deponevano a suo favore, ma Antonín era giovane, aveva solo 24 anni e gli bastò mettersi all’opera per conquistarsi la fiducia di tutti. Quando poi, nel 1919, l’attività calcistica riprese a tutti gli effetti, Janda ci mise ancor meno per farsi apprezzare anche a livello internazionale. E accadde un’altra cosa che avrebbe segnato per sempre la sua carriera, stavolta in meglio.

La Boemia per un decennio aveva goduto in seno al CIO di uno status particolare che gli aveva permesso anche di partecipare alle Olimpiadi dal 1900 al 1912. Affiliatasi alla FIFA nel 1906, la sua indipendenza calcistica era durata meno perché la federazione austriaca ne aveva preteso il rientro nei ranghi nel 1908.[2] L’eredità boema venne immediatamente colta, a Grande Guerra finita, dal nascente stato cecoslovacco e dalla sua nazionale, che bruciando le tappe riuscì a portare una squadra di tutto rispetto a Parigi-Joinville per i Giochi Inter-Alleati del 1919. Lo Sparta Praga la faceva da padrona, nonostante al timone ci fosse Madden, l’allenatore scozzese dello Slavia Praga. Janda aveva giocato le partite del girone come interno destro nella linea degli attaccanti, ma nella finale contro la Francia Madden decise di schierarlo come back accanto al suo compagno di squadra Pospisil e di lasciar fuori un altro giocatore dello Sparta, Hojer, non si capisce se per scelta tecnica o per problemi fisici di quest’ultimo. Fatto sta che all’intervallo i francesi erano avanti 2-1 e l’allenatore scozzese pensò bene di far tornare Očko nella sua posizione abituale. Agli occhi dei presenti la mossa sembrò, probabilmente, un disperato cambio tattico in corsa e non quello che in realtà era, ovvero un normale ripensamento dell’allenatore. Così, quando Janda mise a segno nei minuti finali le due reti che ribaltarono il risultato, i soldati americani sugli spalti impazzirono di gioia e, al fischio finale, si caricarono il gigante ceco sulle spalle e lo portarono in trionfo. E come è scritto sul report ufficiale della manifestazione, Janda “per la sua aggressività e la sua sportività divenne uno dei simboli dell’intero torneo”.

Seguirono quattro anni in cui Janda si tolse molte soddisfazioni. Con la maglia dello Sparta Praga arrivarono cinque titoli consecutivi in patria e un 1922 da favola: erano i tempi dell’imbattibile Železná Sparta che fu in grado di vincere anche in casa del Barcellona (pare, anzi, che i catalani a fine partita provarono inutilmente a ingaggiarlo). Con la maglia della nazionale realizzò dodici reti in sole 10 apparizioni e disputò uno splendido torneo olimpico ad Anversa nel 1920, rovinato però sul più bello da una contrversa finale con il Belgio. Nel 1923, poi, rifece al contrario la strada che lo aveva portato allo Sparta e ritornò allo SK Praga VII. Una statistica ufficiosa parla di 284 gol in 330 match tra il 1916 e il 1926, dei quali 41 in 35 partite valide per la I. liga cecoslovacca.

Davvero tante reti per un interno destro che non aveva come unico compito quello di aspettare i palloni al centro dell’area e trasformarli in oro. L’idea che se ne ricava, confrontando le poche fonti a disposizione, è che in campo il buon Očko, grazie alla sua scaltrezza e alla sua rapidità, sapeva sfruttare a pieno il vantaggio psicologico che il fisico gli dava, senza per questo commettere scorrettezze.
“In tanti anni di carriera nessuno mi aveva mai fatto spaventare quanto quel ragazzo con la testa pelata”, dichiarò, ad esempio, il portiere scozzese Shaw commentando il gol che sancì una delle più importanti vittorie della storia dello Sparta Praga, il 2-1 del 21 maggio 1922 in casa contro il Celtic Glasgow. In quell’occasione Janda riuscì a intercettare la debole rimessa in gioco che Shaw stava effettuando e a segnare, semplicemente muovendosi con foga verso l’estremo difensore scozzese per fargli paura.
Ancor più furbo il gigante ceco era stato il 13 novembre del 1921, in una Cecoslovacchia-Svezia che finì 2-2. Il portiere scandinavo Lindberg bloccò sulla linea proprio un suo tiro e, per convincere l’arbitro che la palla non era entrata, si sollevò un attimo. Janda, a questo punto, si gettò a tutta velocità sulla palla incustodita e la buttò in rete, scommettendo che d’istinto Lindberg si sarebbe quasi scansato nel vederlo arrivare.

Parafrasando il report ufficiale dei Giochi Inter-Alleati, “Aggressività molta, ma altro che sportività… Terribile mancanza di fairplay!” sentenzieremmo oggi in relazione all’ultimo episodio. Poi magari ci verrebbe in mente che Očko, il gigante pelato da un occhio solo, non faceva altro che mettere a valore quel che la natura e la vita gli avevano lasciato. Così, in un calcio molto meno tecnologico e ingessato di quello di adesso, preferiva comportarsi come un cavaliere medievale che preferiva spaventare e far scappare gli avversari piuttosto che infilzarli. E ci verrebbe voglia di scoprire altre storie che parlano di lui.

federico

Nella foto in evidenza: Lo Sparta Praga che vince 8-0 in casa del Genoa nel 1920. Janda quel giorno realizza tre reti [www.genoadomani.it]
Fonti: The inter-allied games, Paris, 22nd June to 6th July, 1919. Albert R Mann, Cornell University Library
Report di Sparta Praga-Celtic Glasgow su http://www.thecelticwiki.com
Antonín Janda-Očko in Rudé legendy, alvaro_recoba, http://www.spartaforever.cz

Puntata precedente:
Vivian Woodward; Puntata successiva: Enrico Annoni

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[1] L’attuale FK Loko Vltavín, è uno dei più antichi club di Praga, fu fondato nel 1898, partecipò al campionato della Boemia nel 1902 e a quelli della Cechia del 1912 e del 1913
[2] La Boemia disputò sei incontri, tra cui quello del 13 giugno 1908, quando allo stadio dello Slavia fu sconfitta 0-4 dall’Inghilterra. Come scrive gottfriedfuchs.blogspot.it “The England team was a full international side. Earlier in the month England had comprehensively beaten Austria (6-1; 11-1) and Hungary (7-0)”. Il risentimento austriaco potrebbe esser stato acuito dal miglior risultato dei boemi nei confronti degli inglesi