Insieme forse è meglio, ovvero Quando assegnare i megaeventi sportivi a più Paesi è necessario (e conveniente): prima puntata. Le assegnazioni congiunte della Coppa del mondo di Rugby
Questo special si propone di indagare perché è diventato un fatto molto comune che singole edizioni di Europei o Mondiali vengano ospitate da più Paesi e non più da un’unica nazione. E mostra come la tendenza non sia propria del calcio, ma accomuni molti sport.
Forse la prima manifestazione di respiro internazionale a essere stata assegnata in modo congiunto a due nazioni fu la Coppa del Mondo di rugby del 1987. Una scelta fatta per motivi logistici e non per calcoli di politica sportiva.
L’Home Nations -poi Torneo delle Cinque Nazioni- si disputava dal 18831, il primo tour europeo dei neozelandesi è datato 1905-19062, eppure la International Rugby Football Board aveva mostrato sempre poco interesse ad avallare una rassegna ufficiale che, con cadenza regolare, mettesse di fronte le migliori squadre al mondo. Fino al 1985, quando l’ennesima proposta avanzata dalle federazioni di Nuova Zelanda e Australia venne accettata. Il torneo, in programma appena due anni dopo, prevedeva la partecipazione di sedici squadre, per un totale di 32 partite. Da qui l’idea di unire le forze. Così, finale a parte, l’Australia si assicurò la possibilità di giocare tutte le sue gare in casa, di fronte al suo pubblico; gli altri match furono, invece, disputati in Nuova Zelanda, coinvolgendo addirittura ben nove stadi diversi.
L’esperimento Coppa del Mondo andò bene e si rivelò azzeccata anche l’idea della co-gestione, tanto che nel 1991, in occasione della seconda edizione della rassegna iridata, i match se li divisero le “cinque nazioni”, sebbene ufficialmente fosse la federazione inglese a gestire il tutto. Così, Francia, Irlanda, Scozia e Galles ospitarono, per quanto possibile, le partite della propria Nazionale, un modo per aumentare gli incassi e dividersi i costi di gestione di impianti e strutture. E se le federazioni dell’Emisfero Sud hanno poi abbandonato questa pratica di sharing, quelle europee l’hanno riproposta in altre tre edizioni, seppure in modalità via via meno invasiva, e solo nel 2023 una nazione europea (la Francia) si è fatta per la prima volta intermante carico della manifestazione.
Il rugby sembra, quindi, andare in una direzione diversa: prima si facevano le cose congiunte, adesso no. Attenzione, però, la fase finale Coppa del Mondo della palla ovale è attualmente riservata a 20 squadre e solo dal 2027 si passerà a 24 (nel calcio era successo nel 1982, giusto per avere un raffronto); nonostante questo, dura sei-sette settimane (contro le quattro di una Coppa del Mondo FIFA) e, quindi, richiede un impegno prolungato da parte della nazione ospitante; le Nazionali che partecipano alla rassegna iridata sono quasi sempre le stesse, anche per via di un meccanismo di qualificazione che avvantaggia le big, e sono poco più di cento le federazioni nazionali affiliate alla federazione internazionale, che ora si chiama World Rugby.
Evidentemente, nel rugby si è ancora in una fase in cui i diritti TV contano meno, perché minore è il numero delle nazioni in cui i singoli match del Mondiale sono trasmessi, e parte della sfida è rendere lo sport così popolare che a vedere Tonga-Romania allo stadio di Villeneuve d’Ascq ci vadano in 45mila.
Il calcio ha ben altri numeri. In ambito maschile, la fase finale di un Europeo o di una Coppa d’Africa è ormai a 24 squadre, al prossimo Mondiale se ne qualificheranno 48; 32 erano, invece, le federazioni rappresentate all’ultima Coppa del Mondo FIFA femminile.
Per questo, il punto di partenza per le assegnazioni congiunte non lo si può considerare quel giorno di marzo del 1985 in cui il governo mondiale del rugby accettò che la prima Coppa del Mondo della sua storia la organizzassero Nuova Zelanda e Australia. Bisogna andare avanti di una decina di anni e arrivare al momento in cui la UEFA avallò la candidatura di Belgio e Olanda per Euro 2000.
Nell’immagine in evidenza: un’azione del neozelandese Fitzpatrick nella finale della Coppa del Mondo 1987 vinta contro la Francia
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