Il Consiglio Federale si riunisce il 19 ottobre 1913. Dopo aver commemorato il prof. Giovanardi recentemente scomparso e dopo aver immancabilmente provveduto a punire gli ultimi «atti di professionismo» venuti allo scoperto -quelli dei giocatori del Piemonte Boggio e Valobra-, delibera che la giornata di calcio prevista per il 2 novembre venga anticipata a sabato 1 e che la domenica precedente non si giochi proprio e ciò «in considerazione delle prossime elezioni politiche» che rinnoveranno la Camera dei deputati del Regno d’Italia.[1] Il trafiletto che La Stampa dedica alla scelta della FIGC è molto stringato e non si dilunga sui perché di questa scelta.
Fatto sta che l’unica altra volta in cui un turno elettorale, nella fattispecie il primo turno delle consultazioni del 1909, era capitato a campionato in corso, la federazione non era intervenuta e si era potuta giocare la finale del raggruppamento piemontese Torino-Pro Vercelli, già più volte rinviata per maltempo.[2]
Certo, in quattro anni il campionato federale è diventato qualcosa di molto più grande e c’è una bella differenza tra quell’unico match del 1909 da recuperare e la quindicina di partite valide per la Prima Categoria sparse in tutta l’Italia Settentrionale inizialmente programmate per il 26 ottobre 1913. Il motivo che ha spinto la FIGC a non sovrapporre partite e voto è, però, ben difficile che sia il rispetto verso il diritto dei footballers a recarsi alle urne. Domenica 26 si giocano lo stesso un po’ di incontri amichevoli, arrangiati evidentemente in tutta fretta, e, quindi, l’impressione è che, urne aperte o meno, le squadre abbiano poca voglia di star ferme avendo da poco ricominciato la stagione agonistica. Così l’Alessandria gioca sul campo dell’Internazionale, il Petrarca Padova va a Venezia, la Juventus sommerge di reti la Vigor Torino.
Ciò che porta alla sospensione dell’attività ufficiale va, invece, cercato nella rilevanza che potenzialmente queste elezioni possono avere per la società italiana, se non addirittura nel timore che qualcosa possa accadere nell’ultima settimana di campagna elettorale. Perché alle politiche del 1913 per la prima votano tutti. Tutti i maschi, ovviamente. Anzi, per essere precisi, tutti coloro che hanno almeno 30 anni o coloro che ne hanno almeno 21 e hanno già fatto il servizio militare.
Le cose, in realtà, vanno lisce. Come spiega l’editoriale de La Stampa del 26 ottobre, giorno in cui è previsto il primo turno,
La stretta finale della lotta elettorale è avvenuta, secondo le notizie pervenute fino a stasera al Governo, senza incidenti troppo gravi […] Gli incidenti dell’ultimo giorno furono meno numerosi di quelli delle giornate precedenti e la vigilia della votazione non è stata accompagnata da quegli episodi di violenza che già hanno caratterizzato altre vigilie di Comizi
Tutto a posto, dunque. Non c’è neanche tantissima attesa per i risultati. I Giolittiani hanno in tasca le chiavi per continuare a governare, anche grazie all’accordo con esponenti del mondo cattolico che, pur in modi diversi dal futuro Partito Popolare, hanno iniziato a prendere parte attiva alla vita politica. «Il solo grande problema su cui la nazione si pronunzia è dato dall’impresa di Libia, ma su di esso il paese ha già fatto intendere chiaramente il proprio pensiero durante la campagna elettorale mediante l’accoglienza fatta ovunque ai candidati che osarono combattere la grande impresa». Tripoli, sarà certamente italiana, checché ne pensi il Partito Socialista Italiano.[3]
Anche nel 1921 non saranno giocate partite di campionato il giorno delle elezioni politiche, che per il passaggio al proporzionale si limiteranno a una sola domenica. Una decisione che sembra ricalcare la scelta del 1913, perché quelle consultazioni tenute durante il cosiddetto biennio rosso-nero si svolgeranno in un clima molto teso. Invece, il 6 aprile del 1924 mentre elezioni fortemente condizionate daranno al regime di Mussolini ufficialmente il potere, la Nazionale italiana sarà travolta 7-1 a Budapest dall’Ungheria. Poi, fino allo scoppio della Seconda guerra mondiale, di consultazioni elettorali degne di tal nome non se ne vedranno più, anche se l’abitudine a non far disputare le partite del massimo campionato nella domenica del voto rimarrà in voga.[4]
federico
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[1] La legge elettorale del 1913 è di tipo maggioritario: collegi uninominali e ballottaggio tra i due candidati più votati, se nessuno raggiunge la maggioranza dei voti espressi
[2] Le consultazioni del 1900 si sono tenute a giugno, quando il campionato di Prima Categoria era già finito. Quelle del 1904 a novembre, quando il campionato doveva ancora cominciare
[3] Due precisazioni dello storico. La visione del Partito Popolare, che nascerà nel 1919, e quella di Ottorino Gentiloni, promotore del patto del 1913 con Giolitti, sono antagonistiche: la prima partecipativa e mediatrice la seconda gerarchica e non negoziale.
I socialisti invece, se nella loro componente massimalista si oppongono all’impresa coloniale, nelle correnti riformiste sono attendisti e silenziosi. Il suffragio universale è proprio la merce di scambio che Giolitti dà ai socialisti in cambio della mancate barricate contro l’intervento in Libia [per approfondimenti su quest’ultimo aspetto cfr. qui] [by Giacomo Ficarelli]
[4] Elezioni “politiche” per il rinnovo della Camera con il Partito Nazionale Fascista unico candidato si tengono il 24 marzo 1929 e il 25 marzo 1934. La partita di qualificazione ai Mondiali del 1934 Italia-Grecia si disputa in occasione della sosta per il voto