Le cinque grandi, questo il nome che dall’entrata del professionismo in Argentina si dà a Boca Juniors, Independiente, River Plate, Racing e San Lorenzo. Nel 1934 si crea la Asociación de Fútbol de Argentina (AFA), che mette i presupposti per un cambio radicale del football nel paese sudamericano e che pone fine all’era amateur. In vista della creazione del nuovo campionato argentino e delle decisioni da prendere tutti i club chiedono di avere voce in capitolo. Il problema viene risolto il 5 agosto 1937 grazie all’adozione di un voto proporzionale “corretto” all’interno dell’AFA. Viene stabilito un sistema che dà a ciascun club un massimo di tre voti. Le squadre che contano almeno 15.000 soci, che hanno disputato per 20 anni consecutivamente tornei di prima divisione e che si sono laureate campioni almeno due volte hanno diritto al massimo dei voti disponibili. Solo cinque squadre riescono ad avere tutti e tre i requisiti, le cinque grandi, appunto.[1]
Molti sostengono che questa denominazione sia in uso sin dal 1910 e che la decisione dell’AFA ratifichi solamente ciò che gli argentini già sanno. Fatto sta che a un secolo di distanza solo uno dei cinque grandi non è mai retrocesso in seconda divisione: il Club Atlético Boca Juniors.
Il primo a scendere col suo blasone in Nacional B (così si chiama in Argentina la seconda divisione) è il Club Atlético San Lorenzo de Almagro. Tra gli anni settanta e ottanta, una crisi scuote la squadra del barrio di Boedo, la dittatura militare prende di mira la squadra azulgrana e la obbliga a vendere il suo stadio, El Gasómetro, a causa dei debiti accumulati. Questo crea una situazione sportiva precaria e comincia un esilio per i cuervos che saranno costretti a disputare le loro partite interne negli stadi del Velez, dell’Huracán o dell’Atlanta. Nel 1981 si completa la tragedia sportiva, arriva la retrocessione. San Lorenzo arriva penultimo in Primera División argentina e accompagna il Colon di Santa Fe nel suo viaggio in B. Grazie al considerevole appoggio dei suoi tifosi che arrivano ad essere in 72.000 al Monumental di Buenos Aires in occasione della partita che lo restituisce alla Primera, il San Lorenzo sale rapidamente dall’inferno della B.
Poco dopo è un altra grande a cadere. Dopo l’introduzione del sistema del promedio per stabilire le retrocessioni (una sorta di media dei risultati degli ultimi tre anni), il Racing Club de Avellaneda vive il suo anno peggiore e scende in B. Siamo nel 1983, il campionato argentino è diviso in due tornei, il Metropolitano e il Nacional. La Academia perde il suo posto nella massima categoria per la prima e unica volta per colpa di una diciassettesimo posto nel torneo Metropolitano. Retrocessione ingiusta e dovuta proprio al nuovo sistema giacché in nessuno dei due tornei precedenti il Racing arriva ultimo (nel Nacional 1982 Sarmiento, Quilmes e Unión gli arrivano dietro, nel Metropolitano 1983 Racing de Córdoba e River Plate fanno meno punti degli albiceleste).
Il club di Avellaneda ci mette due anni a ritornare nella élite del calcio argentino, visto che nel 1984 perde la finale per la promozione col Gimnasia y Esgrima di La Plata, (sconfitte per 3-1 e 4-2). Nel 1985, invece, sotto la guida del “Coco” Basile, il Racing ritorna in Primera.
Quasi venti anni dopo una nuova grande scende all’inferno, il Club Atlético River Plate. Una sequenza di titoli che arriva fino al 2004 e poi, dopo un effimero trionfo nel Clausura 2008, il River realizza vari campionati mediocri. Poco a poco il dramma della retrocessione si fa vicino. Nel Clausura 2010 il River arriva nono, il che lo costringe a giocarsi la permanenza con i pirati del Belgrano. Il timore della tifoseria millonaria di ritrovarsi in B è come un male latente che si materializza il 23 giugno 2010 al Gigante di Alberdi, il Belgrano vince 2-0. Tre giorni dopo il River Plate non riesce a rimontare. Finisce 1-1 e tutta la tifoseria del River ricorda quel giorno come il più triste della storia calcistica.
Come il San Lorenzo, il River Plate sale rapidamente dal pozzo della B. Una chiamata di vecchie glorie del club, riunisce in seconda divisione giocatori come Cavenaghi, Trezeguet o Alejandro Dominguez. E quasi 365 giorni dopo la retrocessione la squadra di Matias Almeyda batte l’Almirante Brown al Monumental con due gol de Trezeguet e la squadra col maggior numero di titoli (33) ritorna nella élite.
Nel 1983, i primi a festeggiare la retrocessione del Racing sono i tifosi del Club Atlético Independiente di Avellaneda, i rivali per eccellenza. Quello che non si attendono i sostenitori del Rojo, è che nell’anno del 30º anniversario della discesa in B del Racing, saranno proprio loro a veder il proprio club finire in seconda divisione. Il Re di Coppe chiamato così per le sette Libertadores vinte (un record) disputa il 16 giugno 2013 contro il San Lorenzo la sua ultima partita in Primera, almeno per ora. A nulla sono valsi i titoli e il ricordo degli anni in cui il Rojo combatteva contro Juventus, Inter, Real Madrid o Liverpool per il titolo ideale di Campione del Mondo di club. La realtà attuale è ben altra: l’ultimo titolo nazionale è l’Apertura 2002, cui seguono vari campionati in cui l’Independiente naviga negli ultimi posti e poi la condanna del sempre capriccioso sistema del promedio arrivato dopo la sconfitta per 1-0 contro il San Lorenzo allo stadio Libertadores de América.
Dopo la progressiva caduta di quattro delle cinque grandi, non ci rimane che aspettare per capire se anche l’altro decano del football argentino, il Boca Juniors, rimarrà per tanti altri anni in Primera e eviterà di retrocedere. Non si sa mai.
víctor, traduzione di federico
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[1] 10.000 soci, 20 anni in prima divisione e esser stati almeno una volta campione garantiscono due voti al club. Tutti gli altri club hanno un voto solo