Dal lato sportivo un’alternanza di emozioni che solo gli scontri a eliminazione diretta sanno dare. In gioco è l’accesso alla fase finale dei Mondiali del 2006. La Svizzera ha vinto l’andata dello spareggio 2-0 grazie ai gol di Senderos e Behrami, la Turchia di Fatih Terim conta sul caldo ambiente offerto dallo stadio del Fenerbahçe per rimontare e andare in Germania a difendere l’inatteso terzo posto ottenuto ai Mondiali nippo-coreani del 2002.
Ventotto secondi e il discorso qualificazione sembra chiuso: Frei in area prova a saltare Alpay, il turco ci mette la mano, l’arbitro belga De Bleckeere indica il dischetto e lo stesso Frei segna lo 0-1. Gli svizzeri si sentono forse tranquilli e così la squadra, che al Mondiale in quattro partite non prenderà neanche un gol, ne subisce tre tra fine primo tempo e inizio ripresa. I turchi sono adesso a un solo gol dalla clamorosa rimonta, ma Zuberbühler resiste. Poi all’83’ Streller in contropiede dribbla Volkan e fa 3-2. All’ultimo minuto Tuncay di testa realizza la quarta rete turca completando la sua tripletta personale, ma non c’è più niente da fare: nonostante il 4-2 gli svizzeri possono festeggiare.

O meglio, potrebbero festeggiare. Il fatto è che, appena dopo il fischio finale, quasi non si abbracciano, hanno molta fretta perché dagli spalti comincia a piovere di tutto. C’è ressa all’imbocco il tunnel che porta agli spogliatoi e vola qualche spintone o meglio si intuisce, visto che le riprese tv inquadrano tutto da molto lontano. Poi la pancia dello stadio inghiotte dirigenti e giocatori di entrambe le squadre. La TV tedesca Das Erste prova a fare domande ai rossocrociati Degen, sostuito alla fine del primo tempo, e Magnin, rimasto per tutto il tempo in panchina, ma l’attenzione dei due è catturata da qualcos’altro e addirittura Degen lascia l’intervista a metà per raggiungere questo “qualcos’altro”. Gli addetti alla sicurezza non permettono ai cameramen di riprendere nulla e così per comprendere cosa stia accadendo bisognerà aspettare testimonianze e referti medici. All’ospedale finisce, infatti, Stéphane Grichting, difensore elvetico rimasto anche lui in panchina durante tutto il match: un calcio al basso ventre gli ha prodotto una perforazione del canale urinale. Per il centrocampista Huggel e l’allenatore dei portieri Burgener solo contusioni, per tutti una serie di accuse incrociate di peso decisamente diverso. I turchi contestano proprio a Huggel l’eposodio che ha fatto scaldare gli animi, uno sgambetto all’assistente di Terim prima di uscire dal campo, e poi accusano gli svizzeri di aver iniziato il tutto fischiando l’inno turco a Berna due settimane prima. I rossocrociati raccontano che l’autore del 3-2 Streller, prima di uscire dal campo, è stato aggredito da Alpay e soprattutto lamentano che a dar manforte ai turchi siano stati anche gli steward, teoricamente addetti alla sicurezza. E quell’invito all’operatore tedesco di puntare la sua telecamera altrove ne è un indizio. Del resto anche qualche cameraman turco riceverà la sua dose di botte solo per aver provato a riprendere.
In realtà, stando a quanto scrive al Guerin Sportivo un lettore svizzero, la voglia di intimidire gli svizzeri è partita sin dall’arrivo: insulti da parte dei funzionari, quasi tre ore per il controllo passaporti, uova e sassi contro il bus della squadra.

L’allora presidente FIFA Blatter tuona parlando di comportamento irrispettoso da parte dei turchi. Questi ultimi lo accusano di parlare da svizzero e di non considerare la gravità del gesto di fischiare l’inno a Berna. Parte un’inchiesta, ma già la settimana dopo si capisce che non si approderà a nulla, vista anche l’assenza di immagini. In compenso, Blatter propone di abolire gli inni prima dei match internazionali, visto che potrebbero portare problemi… non certo l’ultima volta che farà una delle sue “provocazioni”.

federico

Fonti: Repubblicasport.it, Incidenti in campo a Istanbul e “Niente inni prima delle partite”
Guerin Sportivo 22-28 novembre 2005