Il mantovano Giacomo Gaioni che con una «superba prova atletica» migliora il record dell’ora, Mario Bosisio che «magnifico di classe e di forma» domina nei pesi welter Romolo Parboni e la vittoria del sauro Ortello che all’Arc de Triomphe «sgomina i pronostici dei tecnici parigini». C’è persino, in un articolo di spalla, un riferimento al nuovo record italiano dei 400 ostacoli. Di calcio, nella prima pagina della Gazzetta dello Sport del 7 ottobre 1929, invece, non se ne parla. Tocca arrivare a pagina tre. Eppure è appena andata in archivio una giornata a dir poco spartiacque, la prima del girone unico, un format che a 90 anni di distanza è rimasto praticamente inalterato.

In realtà, di Divisione Nazionale e, quindi, non più di Lega Nord o di Lega Sud con scudetto assegnato dopo spareggio tra le vincenti dei raggruppamenti geografici, si parla da tre stagioni, ma per il 1929/30 la FIGC ha deciso di fare un ulteriore passo e di avere un girone unico nazionale. La federazione porta così a compimento il processo iniziato all’indomani dell’approvazione della Carta di Viareggio, mirante a cementare la nazione sotto l’egida del pallone, offrendo al pubblico un torneo lungo, con tanti incontri incerti, dislocati nelle più importanti città d’Italia, ciascuna rappresentata, adesso, da una o al massimo due squadre di livello. Tutto ovviamente a vantaggio del regime.
Le squadre ammesse alla nuova Divisione Nazionale Serie A sono state 18 e già qui c’è un po’ da raccontare, visto che il progetto originale ne prevedeva solo 16. L’accesso doveva essere riservato alle prime otto dei due gironi che avevano dato vita al campionato 1928/29, vinto dal Bologna grazie al decisivo contributo nella finale contro il Torino del «rotondo» Muzzioli, come lo aveva definito Vittorio Pozzo. Poi il pari merito tra Lazio e Napoli all’ottavo posto del Girone B e lo spareggio tra queste due rappresentanti del Sud calcistico disputato a Milano il 23 giugno 1929 e terminato senza vincitori né vinti spingono la FIGC ad amettere salomonicamente entrambe. Congiuntamente, anche la Triestina, giunta nona nel girone A, può unirsi al gruppo: la Grande Guerra è finita da dieci anni e prima di far fuori l’irredenta città di Trieste il governo del pallone ci pensa sempre un po’!

Ad ogni modo, domenica 6 ottobre 1929 è proprio la quasi ripescata Lazio a fare l’impresa maggiormente degna di nota, battendo 3-0 i campioni in carica del Bologna al vecchio stadio della Rondinella, in cui i biancocelesti giocheranno le gare casalinghe fino al 1931. Partita segnata sin dal principio dal gol realizzato da Spivach al 15′ e in pratica archiviata con l’infortunio di Martinelli II che costringe i felsinei in inferiorità numerica per più di metà gara. Al termine dell’incontro «la squadra vittoriosa, mentre il pubblico la acclama in delirio si schiera dinanzi alla tribuna d’onore per fare il saluto romano a S.E. Arpinati», sottolinea la Gazzetta. Il presidente della FIGC, in una sorta di messaggio di inizio campionato, nei giorni precedenti ha informato a mezzo stampa «i dirigenti della società sulla necessità assoluta che essi diano le particolari disposizioni perché la disciplina e la cavalleria dei giocatori in campo e la correttezza del pubblico non vengano mai meno in ogni gara». La rispettosa deferenza mostrata da squadra e pubblico laziale (che, tra l’altro, fa capire quanto la fascistizzazione del mondo del calcio sia in stato già avanzato) dovrebbe, quindi, fargli piacere, ma di sicuro l’Arpinati tifoso rossoblù non sarà altrettanto contento.

Il programma offre anche un altro match che diventerà un classico del girone unico: Juventus-Napoli. Quel giorno del 1929 finisce 3-2. Tutto è messo in moto dalla sfortunata deviazione di ginocchio del napoletano Biagio Zoccola, che diventa così il primo “automarcatore” della storia della Serie A. Segue rimonta ospite grazie a Mihalich, appena acquistato dalla Fiumana e autore di una delle quattro doppiette di giornata, e controrimonta bianconera.con le reti di Cevenini III e Munerati.
La prima segnatura in assoluto la realizza, invece, il vercellese Bajardi I, al 3′ di un Pro Vercelli-Genova 1893 che termina 3-3. Ebbene sì, non “Genoa” secondo la dizione mutuata dall’inglese dai suoi primi fondatori, ma nome in italiano e data per essere più in linea con i dettami del regime. L’esordio in trasferta va meglio all’Internazionale, ora Ambrosiana, passa 1-2 a Livorno con gol di Meazza e Rivolta. Quanto scrive il Guerin Sportivo è a dir poco profetico:

Tutti gli sportivi si augurano che questa squadra non risenta delle beghe che si eternano attorno a loro, nei clans cittadini (su questioni di nome!) e che trovi la fiducia in se stessa. Questo, per una ragione su tutte: che essa insegna a giocar sulla palla, che è esempio contro l’inutile cattiveria del gioco duro.

I nerazzurri a fine campionato saranno, infatti, per la terza volta campioni d’Italia, curiosamente davanti al Genova, l’altra compagine di A che ha dovuto cambiar nome per causa di forza maggiore.

Dando uno sguardo alle altre squadre che ci si aspetta di trovare in un campionato di A, ecco il Milan[1] strapazzare 4-1 il Brescia, il Torino vincere 0-1 sul difficile campo di Trieste, la Roma soccombere 3-1 ad Alessandria. Fiorentina e Atalanta sono, invece, nell’altro campionato al debutto, la Divisione Nazionale Serie B e fanno 0-0, i viola in casa contro il Casale, i bergamaschi in trasferta a La Spezia. Tra i cadetti c’è anche la Dominante, antesignana dell’attuale Sampdoria, che gioca in casa contro il Bari ma piove, il campo si allaga e non si va oltre il primo tempo: una consuetudine che ha dunque origini antiche, quella del match in programma in autunno a Genova sospeso o rinviato per pioggia.
Il quadro del primo turno di Serie A è così completato da due incontri tra squadre che in futuro calcheranno con poca frequenza tale palcosenico: Padova-Modena 1-3, in cui si registra l’unico e per di più inutile rigore di giornata, realizzato dal biancoscudato Vecchina, e il derby lombardo Pro Patria-Cremonese, finito 4-2 anche in virtù della doppietta messa a segno da Rossi nell’arco di un solo minuto.
Trentasette reti in nove partite. L’esperimento del girone unico è partito, il massimo campionato non tornerà più indietro.

federico

Nella foto in evidenza [tratta da laziowiki.org] Spivach in azione in Lazio-Bologna

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[1] A proposito di paranoie legate ai nomi da italianizzare e deanglicizzare, il Milan nel 1938 diventerà “Milano”