Il giornale brasiliano Placar presenta l'edizione del 2000

Il giornale brasiliano Placar presenta l’edizione del 2000

Il calcio è uno sport mondiale. Tolte Europa e Sud America, una volta c’era poco altro e ora invece c’è il calcio africano che sta lievitando, e l’Asia in cui stanno lievitando soprattutto le sponsorizzazioni. Allora perché invece della vecchia Coppa Intercontinentale Europeo-Sud Americana non tiriamo su una competizione più ampia a cui partecipino anche le vincitrici delle Champions League delle altre confederazioni? Insomma, un vero e proprio Campionato Mondiale per Club sotto egida FIFA. Senza contare che ogni confederazione ha un po’ di voti quando si tratterà di rieleggere ad libitum lo stesso presidente…

Con queste profonde motivazioni, la FIFA si affanna nel 2000 a fare il primo tentativo ufficiale tra Rio de Janeiro e São Paulo, ma le va piuttosto maluccio. Le campionesse di Oceania, Africa e Asia vanno fuori al primo turno, insieme con il Manchester United che rimpiangerà di aver buttato tre settimane in Brasile e al momento buono andrà ko in Champions. Il regolamento non prevede semifinali e, così, le due vincitrici dei gironi si disputano la finale, le due seconde si giocano il terzo posto. Il Real Madrid, secondo per differenza reti alle spalle del Corinthians, che è lì solo perché co-organizzatore, perde ai rigori coi messicani del Necaxa la finalina. Anche la finale per il primo posto si decide dal dischetto dopo 90′ a reti inviolate. Una parata di Dida su Gilberto Melo e il rigore sbagliato dall’ex viola Edmundo consegnano al Corinthians il primo titolo di Campione del Mondo per Club in una competizione FIFA e lasciano al Vasco da Gama, detentore della Libertadores, l’amaro in bocca.

A São Paulo, sponda Palmeiras, non la prendono bene e inizia una lunga querelle con la FIFA perché il massimo organismo mondiale riconosca come ufficiale anche la Copa Rio, una manifestazione disputata due volte negli anni Cinquanta.
Intanto la seconda edizione, prevista per il 2001 in Spagna, salta e della nuova coppa non se ne fa niente finché la FIFA non scende a patti con la Toyota, finanziatrice dell’Intercontinentale Europa-Sud America. La FIFA, inoltre, concede alle detentrici di Champions League e Libertadores l’ingresso direttamente in semifinale. Per le due teste di serie la competizione riserva dunque solo una partita in più di quante ne riservava la precedente coppa, sempre avallata dalla Toyota, e solo una settimana in più fuori dai rispettivi continenti. Il 2005 è allora l’anno buono per partire e il São Paulo a Yokohama battendo 1-0 il Liverpool si può così laureare primo campione del mondo FIFA per club. Il gol vincente è di Mineiro.

Se non vogliamo chiamare novità il primo cambio di sede (2009 Emirati Arabi) e la wild card riservata al campione nazionale del paese ospitante a partire dal 2007, nei quattro anni seguenti tutti tornei sono in fotocopia: un po’ di gare preliminari, le semifinali in cui entrano le big e poi la finale che ricalca la vecchia Coppa Intercontinentale per soli europei e sudamericani. L’Internacional di Porto Alegre batte 1-0 il Barcellona nel 2006, il Milan porta per la prima volta la coppa in Europa l’anno dopo e nella rivincita della finale dell’Intercontinentale del 2003 i rossoneri battono il Boca Juniors 4-2 grazie a un doppio Inzaghi, a Nesta e a Kakà.
Seguono le vittorie di Manchester United (1-0 agli ecuadoriani del LDU Quito) e Barcellona, vincitore 2-1 ai supplementari contro l’Estudiantes grazie a un gol di Messi. Nel 2010 la prima variazione sul tema. In semifinale il Mazembé (Repubblica Democratica del Congo) del bravo e pittoresco portiere Kidiaba fa fuori 2-0 l’Internacional di Porto Alegre grazie alle reti di Kabungu e Kaliyutuka.

In finale, però, l’altra Internazionale, quella di Milano, non si fa pregare e sommerge con un 3-0 gli africani. A segno vanno Pandev, Eto’o e Biabiany e Rafa Benitez si porta a casa una coppa già sapendo che al suo ritorno a Milano ad aspettarlo non ci sarà il panettone. Per l’Inter di Moratti figlio comunque la soddisfazione di esser tornata sulla vetta del mondo a ben 35 anni di distanza dall’Inter di Moratti padre. Bisogna attendere il 2013 per un’altra outsider in finale, il Raja Casablanca -padrone di casa- che batte 3-1 in semifinale l’Atletico Mineiro prima di essere regolato 2-0 dal Bayern Monaco di Guardiola. In mezzo il 4-0 con cui il Barcellona di Messi sommerge il Santos di Neymar e il gol con cui Paulo Guerrero regala il bis al Corinthians in finale contro il Chelsea. Da notare che i paulisti interrompono così una striscia di cinque vittorie europee consecutive.

Le prime dieci edizioni della FIFA Club World Club vanno così in archivio senza aver cambiato il mondo del calcio. L’idea di convincere i grandi club a giocare per soldi in Giappone (o in altri paesi interessati al fenomeno economico e sociale che chiamiamo calcio) l’aveva già avuta la Toyota a fine 1980. E, quindi, niente di nuovo. D’altro canto nessuna squadra dell’Oceania è arrivata tra le prime quattro, nessun club affiliato a AFC o CONCACAF è mai andato oltre le semifinali e le due squadre africane che hanno raggiunto la finale non hanno mai avuto la possibilità reale di vincere, forse anche per il turno in più nelle gambe.
Alla fine del prossimo decennio ci riserveremo di vedere come è andata a finire.

federico