Pian piano diventerà Serie A. 23° puntata
A ben vedere, alcune avvisaglie di quanto sarebbe potuto accadere c’erano già state nella stagione precedente: il secondo posto nel girone piemontese dietro l’imbattibile Pro Vercelli, ma davanti al Torino; il mediano Parodi e gli avanti Barbesino e Varese che avevano esordito in Nazionale; una prestigiosa vittoria sul Reading sceso in turné in italia, anche se con qualche distinguo,[1] mentre tutte le altre squadre -Pro Vercelli e Nazionale comprese- avevano rimediato brutte sconfitte. Da qui, però, ad affermare che non fu una sorpresa la vittoria del Casale nel campionato federale di Prima Categoria 1913/14, ce ne passa.
L’ennesima riforma dei campionati ha generato un aumento delle compagini ammesse alla massima serie. L’Italia Settentrionale ha tre gironi da dieci squadre ciascuno, basati prevalentemente su criteri geografici; le prime due di ciascun raggruppamento si qualificano per il girone finale, la cui vincente avrà tra sé e il titolo solo la formalità della doppia sfida con la vincente del torneo Centro-Meridionale, torneo dal livello tecnico molto inferiore.
Contando che la Pro Vercelli vince quasi ininterrottamente da sei anni e che il Genoa ha spostato mari e monti e ha rischiato addirittura di essere sospeso dai campionati pur di rinforzarsi, già staccare uno dei due posti buoni per proseguire offerti dal girone ligure-piemontese sembra arduo per il Casale. E, invece, le due favorite già alla prima giornata steccano: il Genoa si fa fermare sul 3-3 dal Torino in casa, la Pro Vercelli fa 1-1 in casa dell’Alessandria, altra giovane squadra piemontese finalmente ammessa tra le grandi. I nerostellati, da parte loro, approfittano del vantaggio di giocare i primi quattro incontri della stagione in casa, complice il rinvio della terza giornata causa elezioni, e mettono insieme quattro vittorie: 4-0 al Savona, 4-0 al Torino, 4-1 alla Vigor e 1-0 all’Alessandria.
Per la quinta partita il Casale va a Vercelli, perde 2-0 e si ritrova terzo in classifica, ma niente paura: le bianche casacche fanno 2-2 a Torino, evidente alleato dei nerostellati, e poi non vanno oltre lo 0-0 nel big match interno contro il Genoa. Così il Casale, battendo con pieno merito i rossoblù liguri 2-0 tra le mura amiche, si ritrova da solo in testa alla classifica. Inizia poi il solito fangoso e nevoso inverno e le giornate di campionato non si riescono mai a giocare per intero. Casale e Pro Vercelli hanno due partite rinviate ciascuno quando il 1° febbraio 1914 si affrontano di nuovo; lo 0-0 va pertanto bene ai nerostellati padroni di casa che mantengono così i bianchi a -1 a parità di match giocati. Intanto si è rifatto sotto il Genoa, che ha gli stessi punti del Casale ma ha giocato una partita in più. Poi il 15 febbraio 1914 arriva la definitiva svolta: la Pro Vercelli perde in casa dei rossoblù e scivola a -3 dalla coppia Casale-Genoa.
Il 5-2 patito dai nerostellati a Marassi la settimana dopo nell’ultima giornata promuove i genoani al girone finale. Per festeggiare i casalesi devono attendere la vittoria per 2-1 sul campo del Torino nel recupero della 10° giornata: scesi dal treno i giocatori trovano ad attenderli una «folla plaudente» e si forma «una colonna che preceduta dalla musica [percorre] tutte le vie principali». La gioia di poter sognare il titolo è, probabilmente, inferiore solo a quella di aver fatto definitivamente fuori la Pro Vercelli. Ben nota è, infatti, nell’ambiente l’ambizione del presidente del Casale Raffaele Jaffe di emulare e magari superare quanto fatto dai vercellesi nelle ultime stagioni. Del resto, sin dal momento della fondazione, avvenuta nel 1909, a Casale si guarda alle bianche casacche come avversario e, allo stesso tempo, come punto di riferimento: la scelta del nero come colore da indossare pare sia da collegare alla volontà di diventare una società complementare alla Pro Vercelli e la stella a cinque punte al sogno di raggiungere il top del calcio italiano.
Nel girone finale dell’Italia Settentrionale i casalesi incontrano meno difficoltà del previsto, soprattutto perché alla prima giornata vanno a vincere sul terreno dell’avversario più temuto, il Genoa, «rivendicando la dibattutasi battaglia del 22 febbraio». Seguono altre sei vittorie e poi, un po’ inattesa, il 7 giugno la sconfitta 1-0 in casa della Juventus. La settimana dopo la certezza del primo posto arriva comunque: in casa dell’Internazionale basterebbe il pareggio, ma dopo il vantaggio esterno siglato da Varese in un arrembante inizio e dopo il pareggio dei nerazzurri realizzato da Bavastro a fine primo tempo, «una violenta discesa di Gallina II segna il secondo punto a favore del Casale».[2] A luglio arriva l’ultimo atto, la formalità della doppia sfida contro la Lazio, vincitrice del Torneo Centro-Meridionale. Sul campo di viale Priocca[3] finisce 7-1 per i nerostellati, un risultato forse troppo pesante per i biancazzurri che subiscono solo una rete per opera di Varese nel primo tempo e poi vengono travolti nella ripresa. Una settimana dopo, allo Stadio Nazionale davanti a un pubblico numeroso, circa tremila persone, il Casale vince 2-0 con i gol di Ravetti e Mattea e fa suo il titolo.
Il sindaco di Roma, il principe Colonna, riceve i giocatori in Campidoglio e offre un vermouth, come allora si usava. Poi i casalesi tornano a casa in seconda classe invece che in terza e alla stazione di Livorno ricevono due ali di pollo e una mela nel cestino premio.
Ma come giocava questo Casale? Per saperlo ci affidiamo a Ghirelli e alla sua Storia del calcio in Italia: la squadra non aveva «la completezza della rivale vercellese» e la sua forza «stava soprattutto nel gioco gagliardo e animoso di tutti i suoi uomini; per la qualità dello stile si raccomandavano invece il mediano Barbesino e il reparto centrale dell’attacco Mattea-Gallina II-Varese».
Se quello del Casale è stato un semplice exploit o l’inizio di un ciclo stile Pro Vercelli non potremo, però, mai saperlo.
Sedici giorni dopo la partita di Roma che ha assegnato il titolo, l’Austria-Ungheria dichiara guerra alla Serbia e l’Europa comincia ad avvicinarsi a grandi passi alla Grande Guerra. L’Italia non vedrà terminare il campionato successivo che sarà in guerra anche lei.
federico
Nota sul titolo: Vercelli è diventata capoluogo di provincia solo nel 1927, Casale Monferrato è ancor oggi in provincia di Alessandria.
Fonti: i virgolettati sono tratti da La Stampa o da La Stampa Sportiva; per il viaggio di ritorno del Casale cfr. laziowiki
Puntata precedente: Sardi, Santamaria e il sottil morbo del professionismo; Puntata successiva: 19 gennaio 1914, il derby tra Pisa e Spes Livorno finisce in rissa
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[1] Il Reading si era lamentato della ristrettezza del campo del Casale, 46 metri di larghezza per 90 di lunghezza
[2] Il Casale è matematicamente primo nonostante debba ancora giocare un match, il recupero di Vicenza-Casale sospeso per pioggia il 24 maggio. Il recupero viene fissato per il 28 giugno, ma i nerostellati non si presentano e vengono così multati dalla FIGC. Una macchia in una stagione eccezionale
[3] Lo stadio utilizzato dal Casale nel corso della stagione è lo stesso Campo Sportivo Priocco che l’anno prima ha visto il successo sul Reading, ma il terreno di gioco è stato allargato. Su La Stampa del 6 ottobre 1913 è infatti riportata la notizia che l’amichevole tra Casale e Chiasso è l’ultimo match in programma sul «vecchio e ristretto campo». Su Lettura Sportiva n°8 del 1914, in merito al match del 1° febbraio contro la Pro Vercelli, si legge «Il foot-ball Club Casale ha avuto una geniale idea nel provvedere recentemente all’ampliamento del campo e delle tribune»