Una decina di anni fa la compressione dei calendari aveva spinto le principali federazioni europee a prevedere la finale valevole per la coppa nazionale nello stesso week end, una settimana prima che si assegnasse la Champions League. Seguire l’ultimo atto di cinque-sei competizioni nell’arco di un giorno, un giorno e mezzo diventava così una sfida di resistenza e un’opportunità, perché c’era la speranza che la partita secca, almeno in qualche caso, favorisse il successo della squadra meno titolata, magari di una squadra che non aveva mai vinto niente o non vinceva nulla da tempo immemore.
Nel 2016 a questa abbuffata di partite era stato invitato anche il Crystal Palace, 110 anni di storia e nessun trofeo in bacheca. Poteva essere l’anno buono, visto che il titolo in Premier League era andato a sorpresa al Leicester; il Palace era anche andato in vantaggio a una decina di minuti dal termine e, invece, il Manchester United aveva prima pareggiato e poi vinto ai supplementari con gol di Jesse Lingard.
Sono passati nove anni, il Crystal Palace ha nuovamente raggiunto la finale di FA Cup, il Manchester United ha avuto, per l’ennesima volta, la possibilità di salvare una stagione disastrosa mettendo un trofeo in bacheca (l’Europa League), ma le cose sono andate diversamente, in ambo i casi. Anzi, si sentiva che sarebbero andate diversamente, perché il 2025 aveva già portato un po’ di vento nuovo qua e là negli albi d’oro e aveva già fatto capire di essere l’anno giusto. Un percorso che offro a ritroso, perché la stagione non è finita, ma di vittorie storiche ce ne sono già state un bel po’.
21 maggio. Finalmente Tottenham, finalmente Son (e finalmente Kane).
Quando a White Hart Lane e dintorni penseranno alle tante volte in cui gli Spurs, con Mauricio Pochettino al timone e Harry Kane capitano, erano andati vicini a vincere campionato, FA Cup, Coppa di Lega o addirittura Champions League, ma erano sempre rimasti terribilmente a mani vuote; e di contro penseranno a questa disastrosa annata 2024/25, corredata da tante sconfitte in Premier e dal successo sul Manchester United in Europa League (con annessa qualificazione Champions); quando ci penseranno, verrà loro da sorridere, se non proprio da ridere.
La finale di Bilbao non è stata bella, ha visto affrontarsi due squadre in crisi profonda, ma solo una di queste due aveva davvero voglia di vincere, perché solo una di queste due credeva che, in fondo, alzare la coppa al cielo avrebbe davvero salvato la stagione. Il successo del Tottenham Hotspur di Postecoglu è nato così, negli spogliatoi, ancor prima che in campo, anche perché i bianchi hanno difeso al meglio delle loro possibilità, hanno saputo andare in gol con Johnson al termine di un primo tempo equilibrato, ma hanno anche avuto fortuna, la classica buona sorte che ti fa capire che il risultato è già scritto. Vedi uscita a vanvera di Vicario, colpo di testa un po’ fiacco di Højlund e Van de Ven che in rovesciata, alla Holly Hutton, salva a porta vuota.
A 17 anni dall’ultimo successo in patria (Coppa di Lega 2007/08) e a 41 anni dall’ultima vittoria in campo internazionale (Coppa UEFA 1983/84), si è finalmente arricchita la bacheca degli Spurs. L’Europa Leagie non l’ha sollevata Harry Kane, andato al Bayern già da due stagioni, ma Heung-min Son, che ha ereditato la fascia di capitano e che è l’unico rimasto, assieme a Davies, di quelli che hanno vissuto il periodo… d’argento targato Pochettino. Per Son è stato il primo successo da professionista, così come per Kane, giusto due settimane prima, è arrivato il primo alloro di una carriera altrettanto condizionata da tanti “Dai, sarà per la prossima volta”. Quando si dice il karma.1
17 maggio. Eze, Henderson, poi il delirio.
Difficile capire cosa possano aver provato i tifosi e le tifose del Crystal Palace che si sono recati a Wembley a un mesetto di distanza da quella già incredibile partita in cui la loro squadra aveva distrutto 3-0 l’Aston Villa e conquistato così l’accesso all’ultimo atto della FA Cup per la terza volta in 120 anni di storia, fatta di zero successi in trofei nazionali e/o coppe europee. Di fronte c’era un Manchester City, meno brillante e meno bravo a difendere del solito, ma altrettanto pericoloso perché ancora a secco di successi in stagione. Nei primi 13′ i Citizens non hanno fatto uscire gli avversari dalla loro metà campo, hanno impegnato due volte Henderson, solo che si sono fatti trovare completamente scoperti sulla loro sinistra sulla ripartenza di Muñoz che ha innescato il gol di Eze.
Per non subire reti dal Manchester City, neanche su rigore (altra parata di Henderson), in cento e più minuti di partita, contando il recupero, ci vuole anche un po di fortuna, ma non può essere altrimenti, vista la differenza di roster tra la squadra della famiglia reale degli Emirati Arabi e quella di proprietà dell’uomo d’affari americano Textor. Nondimeno, il successo del Palace è stato meritatissimo, frutto di una dedizione tattica assoluta di tutti gli uomini in campo e di un bravo allenatore, l’austriaco Oliver Glasner, che ai tempi dell’Eintracht Francoforte aveva vinto un’Europa League.
Difficile capire cosa possano aver provato i tifosi e le tifose del Crystal Palace, dicevo; di certo si sono goduti il momento, perché fra 120 anni chissà dove saranno.
A marzo il Newcastle, il 14 maggio in Coppa Italia il Bologna.
Da quando il Fondo Sovrano dell’Arabia Saudita nel 2021 aveva acquistato il Newcastle United, il ritorno dei Magpies in Champions League era dato per possibile e, in effetti, già nel 2023/24 ci erano riusciti, grazie al quarto posto in Premier della stagione precedente. Alzare un trofeo è, però, un’altra cosa, dà una gioia di un altro tipo e, poi, neanche ai tempi di Alan Shearer in riva al Tyne avevano riaperto la bacheca, che contava come ultime arrivate la FA Cup del 1955 e la Coppa delle Fiere del 19692. L’Intertoto del 2006 non può essere considerato nulla più di un premio, di un riconoscimento e, quindi, un successo vero mancava da 56 anni3.
Il Newcastle era già arrivato all’ultimo atto della EFL Cup nel marzo 2023, ma il solito Manchester United esperto in coppe salvastagione aveva vinto 2-0. In questo 2025 il destino sembrava ancor più segnato, perché di fronte c’era il Liverpool in finale di Coppa di Lega e, invece, con una condotta di gara perfetta gli uomini di Eddie Howe hanno regolato 2-1 i futuri vincitori della Premier. Che poi si usa il termine “regolato” solo perché dopo le reti di Burn nel primo tempo e Isak a inizio ripresa, Chiesa ha segnato nel recupero.
Dal Newcastle al Bologna: anche i felsinei hanno una proprietà “straniera” (canadese), hanno recentemente fatto capolino nella più importante competizione UEFA per club (e mancavano da tanto) e hanno vinto una Coppa Intertoto (nel 1998, benché, a differenza dei Magpies, festeggiarono quel successo sul campo). Ma, soprattutto, anche i felsinei nel 2025 sono tornati al successo in una competizione ufficiale: il 14 maggio, 51 anni dopo la seconda Coppa Italia della loro storia, i rossoblù con in panca Italiano hanno battuto in finale il Milan, sconfitto 1-0 grazie a una rete dello svizzero Ndoye.
Difficile capire se si è all’inizio di un periodo che a San Luca potrebbe portare altre soddisfazioni nell’immediato futuro. Certo, che, se per il secondo anno consecutivo, i rossoblù saranno costretti a dar via a una big il loro allenatore, ai giocatori toccherà davvero dimostrare che è tutto merito loro…
E adesso? Arminia Bielefeld o Stoccarda?
La DFB-Pokal si assegnerà il 24 maggio. Se la vincerà l’Arminia Bielefeld, che milita in 3. Liga e che ha appena vinto il campionato, sarà un risultato epocale. Se vincerà lo Stoccarda, sarà un ritorno in vetta a 18 anni dal Meisterschale del 2006/07 e a sei anni dall’ultimo passaggio in 2. Liga.
Ad ogni modo, sarà ancora qualcosa di diverso dal solito (Bayern Monaco e Borussia Dortmund) o da ciò che recentemente ha offerto di nuovo il calcio tedesco (RB Lipsia e Bayer Leverkusen).