Se River Plate e Torino si fossero incontrati prima della tragedia di Superga, la stampa italiana e quella argentina avrebbero forse conferito alla vincitrice il titolo di squadra più forte del mondo. Ma non sarebbe stata nient’altro che un’amichevole, perché manifestazioni ufficiali che mettessero di fronte club di continenti diversi non ne esistevano.
La prima partita tra granata e platensi va, invece, in scena solo il 26 maggio 1949 ed è da considerare, se usassimo lo stesso parametro, ancor meno di un’amichevole: è, infatti, un incontro commemorativo e del Torino in campo quel giorno c’è solo il simbolo. In realtà, quella partita nasconde uno dei più bei gesti di solidarietà che la storia del calcio ricordi.
Sono quattro anni che in Italia si è ricominciato a parlare di pallone, ma il Torino del presidente Ferruccio Novo, in questo breve lasso di tempo, ha saputo vincere tutto in patria e farsi conoscere anche all’estero: un tour in Brasile nel luglio del 1948, una vittoria a Barcellona contro una selezione catalana nel 1947, tante presenze dei giocatori granata con la maglia azzurra e quella trasferta a Lisbona, da cui il Torino non è più tornato.
Nessun match in Argentina, ciò nondimeno il presidente del River Plate, Antonio Liberti, appena appresa la notizia dell’incidente aereo e della morte di tutti i giocatori del Torino, decide che il suo River debba recarsi in Italia per rendere omaggio a questa squadra che ormai non c’è più. Liberti è figlio di immigranti genovesi e si sente legato al paese d’origine dei suoi, ma dietro questo gesto scorgiamo il rimpianto di non aver potuto vedere il Grande Torino e La Máquina affrontarsi su un campo da gioco.
Tra il 1941 e il 1947 il River Plate ha, infatti, rappresentato il meglio del calcio argentino e forse sudamericano, ha vinto quattro campionati e tre Coppe Ricardo Aldao, ha messo in mostra un gioco basato su possesso palla, tocchetti e scambi di posizione che sembrano dettati da un timing perfetto, da cui il soprannome di Máquina.[1]
Nonostante un oceano di mezzo, il progetto di Liberti di recarsi a Torino non rimane solo un’idea. Il River Plate giunge a Roma in aereo da Buenos Aires dopo 34 ore di volo e scali a Rio de Janeiro, Dakar e Lisbona; arriva il 25 maggio a Torino sempre in aereo, “un potente trimotore S.M. 95 dalle linee armoniose”, e, ad appena ventidue giorni da quel tragico 4 maggio, è lì, in campo al Comunale, per disputare una partita il cui ricavato andrà in parte alle famiglie delle vittime. Della vecchia macchina ci sono Vaghi in difesa, Yácono a centrocampo, Labruna e Loustau in attacco, ma di punta c’è un certo Alfredo Di Stefano, un ragazzo che farà molta strada.
Di fronte al River Plate si schiera una squadra composta da giocatori di Juventus, Inter, Milan del calibro di Sentimenti IV, Boniperti, Nyers e Nordahl, cui vanno aggiunti il fiorentino Furiassi, il portiere del Bari Giuseppe Moro (che la stagione successiva giocherà col Toro) e Pietro Ferraris del Novara (che invece era rimasto a Torino fino alla stagione precedente). Il nome scelto è Torino Simbolo e non c’è bisogno di spiegare il perché.
Il dato tecnico non importa molto, ma potremmo riassumerlo con questa azzeccata previsione fatta a un giornalista de La Stampa dal centrocampista degli argentini Néstor Rossi: “il River può divertire al massimo il pubblico, […] tra una finta ed un giochetto, mentre gli italiani magari possono segnare reti, non tante, però”.
Il risultato finale è 2-2 e sul tabellino dei marcatori finiscono Nyers, Labruna, Annovazzi e Di Stefano.
Il River Plate se ne riparte il giorno dopo per l’Argentina, perché il campionato lo attende, ma l’emozione suscitata dal gesto è così tanta e il legame creatosi tra il Torino e la squadra platense così forte che non di rado negli anni Cinquanta si vedranno i torinisti giocare in maglia bianca con striscia granata diagonale e il River Plate in maglia granata.[2]
federico
Fonti: La Stampa, 21-27 Maggio 1949
In questo video prodotto dagli amici spagnoli di wandererers il racconto dell’amicizia tra Torino e River Plate e dei gesti di solidarietà espressi dai brasiliani del Corinthians (ne parliamo anche in nota):[3]
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[1] La Copa Ricardo Aldao metteva di fronte la squadra vincitrice del campionato argentino e quella del campionato uruguayano.
Il soprannome “Máquina” fu coniato in occasione del match River Plate-Chicharita 6-2, del 10/6/1942. Un tifoso platense chiede al giornalista uruguayano Borocotó de El Gráfico “Che ti è sembrato de La Máquina?” e il giornalista fa da cassa di risonanza per il nickname usato dal tifoso
[2] In occasione dei festeggiamenti per il cinquantenario della sua nascita, il River Plate invita il Torino a disputare un’amichevole. Il 29 giugno 1951, al Monumental di Buenos Aires, davanti a centomila spettatori scende nuovamente in campo un Torino Simbolo, ovvero una squadra costituita da alcuni granata e rinforzata da Piola, Bassetto, Renosto e altri giocatori di Sampdoria, Pro Patria e Legnano, e il risultato arride ai padroni di casa argentini per 3-1. In quella occasione il Torino lascia uno stock di maglie granata, che il River Plate userà, preferibilmente nel mese di maggio, come seconda maglia nelle stagioni successive.
Anche il Torino negli anni Cinquanta userà in alcune trasferte come seconda maglia la divisa del River Plate.
[3] Nel tour dei granata in Sud America, datato 1914, il primo primo contatto tra Torino e Corinthians (due vittorie granata per 3-0 e 2-1). Le due squadre si incontrano nuovamente nel 1948, nel tour brasiliano del Torino: il Corinthians stavolta è l’unica squadra a battere i granata (2-1).
Due i gesti di amicizia: l’8 maggio 1949 il Corinthians, in amichevole contro la Portuguesa, gioca in divisa granata con lo scudetto sul petto; nel 2011 usa nuovamente una maglia granata con la scritta “1949” stampata nella parte posteriore del colletto
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