La notizia che la UEFA dalla stagione 2021/22 avrebbe abbandonato la regola del gol in trasferta in caso di parità di reti segnate tra andata e ritorno di una sfida a eliminazione diretta l’avevamo sentita già nella primavera del 2021, quando negli stadi vuoti per la pandemia parlare di vantaggio derivante dal pubblico era davvero fuori luogo. Il quarto di Champions League tra Bayern Monaco e Paris Saint Germain aveva poi mostrato quanto ingiusto fosse stato costringere i bavaresi a cercare il doppio vantaggio in casa dei parigini nel match di ritorno per qualificarsi perché, sotto la neve, all’andata ne avevano presi tre anche per inattesi errori difensivi: gli spettatori neutrali avrebbero visto di buon occhio altri trenta minuti supplementari al Parco dei Principi anche perché la sfida aveva alti contenuti tecnici e spettacolari[1].
La decisione era poi arrivata il 24 giugno 2021 e in quell’occasione il presidente UEFA Čeferin aveva spiegato l’abolizione della away goals rule così: «La regola dissuadeva le squadre di casa, soprattutto all’andata, dall’attaccare.» Nel comunicato ufficiale l’organismo che governa il calcio in Europa dava anche una dimensione diacronica alla sua decisione:
Better pitch quality and standardised pitch sizes, improved stadium infrastructure, higher security conditions, enhanced care of refereeing (and more recently the introduction of technological support such as GLT and VAR), wider and more sophisticated TV coverage of matches, more comfortable travel conditions, a compressed calendar dictating squad turnover, and changes in competition formats are all elements which have affected the way football is played and blurred the lines between playing at home and away.
Il calcio nostrano è sembrato rendersi conto di questa modifica regolamentare nei criteri che decidono gli incontri a eliminazione diretta con andata e ritorno quando il 21 febbraio 2022, alla vigilia del match in casa del Villareal, qualcuno ha chiesto al tecnico della Juventus Allegri cosa sarebbe cambiato nella gestione della doppia sfida. Il buon Max ha risposto ridendo «Non lo so nemmeno io» e, infatti, all’Estadio de la Cerámica la sua squadra ha strenuamente difeso il golletto di Vlahović ottenuto dopo 33 secondi di gioco come se la regola ancora ci fosse. Ed è finita 1-1, che significa che lo 0-0 a Torino non può bastare.
In realtà, già nei preliminari di Champions League il 14 luglio 2021 l’abolizione della regola aveva dato i suoi primi frutti: CFR Cluj-Borac Banja Luka era finita 3-1 all’andata, i bosniaci avevano chiuso in vantaggio 2-0 al 90′ il match di ritorno sul loro campo, quanto sarebbe bastato fino a qualche mese prima per staccare il pass per il secondo turno preliminare; invece, Borac e Cluj erano andati ai supplementari e Alexandru Chipciu al 118′ aveva siglato il 2-1 che qualificava i rumeni.
Un esempio che, insieme con il caso della sfida tra Omonia Nicosia-Flora Tallinn (Terzo turno preliminare Europa League 2021/22), vinta ai rigori dai ciprioti che avrebbero staccato il pass già al 90′ in caso di vecchio regolamento, ci conduce dritti alla questione che i difensori della away goals rule mettono sul piatto ora che negli stadi sta tornando il pubblico: quante sfide in più avranno bisogno di supplementari e saranno decise dal dischetto adesso?
Per rispondere ci vorranno un po’ di stagioni e qualche statistica fatta bene, che potrebbe magari mostrare se e come le squadre e, soprattutto, i grandi club modificheranno il loro modo di affrontare le sfide a eliminazione diretta. Di certo, però, anche questa domanda ha una sua legittimità diacronica, per così dire. Alcuni anni fa, prima che la pandemia mettesse ben in evidenza come tra trasferta e casa c’è molta meno differenza che in passato (trend visibile anche nei campionati nazionali), avevamo ricucito insieme la parabola che aveva portato la UEFA ad adottare away goals rule, prima, e tiri di rigore, poi, per compattare i turni delle competizioni a eliminazione diretta e scongiurare il ricorso alla monetina o agli spareggi in campo neutro. Una storia narrata in tre puntate (cosa accadeva prima, come impatta la regola in Coppa delle Coppe, l’arrivo dei tiri di rigore) non sapendo che da lì a poco avrebbe avuto termine. E, in conclusione, un po’ di nostalgia ce la riserviamo: perché le italiane che vanno in trasferta su campi caldi, fanno catenaccio per novanta minuti, nella speranza di fare in contropiede il golletto fuori casa, su cui lucrare la qualificazione, hanno caratterizzato gli incontri nelle coppe europee soprattutto anni Ottanta e Novanta. Ma solo un po’ di nostalgia e basta.
Nella foto in evidenza: il gol di Vlahović al Villareal che NON vale doppio
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[1] Bayern-PSG era terminata 2-3, PSG-Bayern finì 0-1