Storia dei derby italiani di coppa: seconda puntata. L’unico derby in Coppa dei Campioni.

La possibilità di ripetere in Coppa dei Campioni e, quindi, su scala europea un clàsico Real Madrid-Barcellona o un altro match clou della Primera División era un evento tutt’altro che raro tra la fine degli anni Cinquanta e i primi anni Sessanta del secolo scorso: le merengues conquistarono le prime cinque edizioni del torneo e chi vinceva la coppa aveva diritto a partecipare all’edizione successiva; chi otteneva il primo posto nel campionato nazionale di riferimento aveva ugual diritto e, se detentore del trofeo e vincitore del campionato coincidevano, c’era posto per chi era arrivato secondo, visto che la UEFA non organizzava altre coppe1. E dato che far fuori squadre della Liga non era cosa semplice (c’era riuscito il Manchester United con l’Athletic Bilbao nell’edizione 1956/57, poi si sarebbero dovuti aspettare quattro anni e la finale Benfica-Bercellona del 1961), finì che il Real Madrid per quattro stagioni di seguito ritrovò sul suo cammino un avversario “domestico”, come direbbero gli inglesi, anche se mai in finale. Nei primi tre incontri a vincere furono i blancos (contro Siviglia, Atletico Madrid e Barcellona); nel novembre del 1960 il Barcellona si prese la rivincita, ma aver eliminato i pluri-detentori del trofeo agli ottavi non bastò e, in finale, i blaugrana cedettero al Benfica.

Nelle edizioni 1963/64, 1964/65 e 1969/70, data la presenza di due compagini italiane in Coppa dei Campioni, la possibilità di un derby c’era, ma non si concretizzò, anzi, non vi si andò neanche vicino. Fu così la FA la seconda federazione europea a vedersi scontrare due squadre del proprio massimo campionato nella più importante coppa europea: era la stagione 1978/79 e la sfida al primo turno tra Nottingham Forest e Liverpool campione in carica segnò un ideale passaggio di consegne tra i reds e la squadra di Brian Clough, che avrebbe vinto la coppa dalle grandi orecchie nel 1979 e nel 1980.
Si arrivò così all’annata 1985/86. Il sorteggio, già al secondo turno (gli ottavi) mise difronte la Juventus, che ad altissimo prezzo nella tragica notte dell’Heysel era riuscita a diventare per la prima volta Campione d’Europa, e il Verona, che a sorpresa l’anno prima aveva vinto lo scudetto. L’andata al Bentegodi vide i padroni di casa all’attacco, ma si chiuse a reti inviolate, per merito soprattutto del portiere bianconero Tacconi. Il Comunale di Torino due settimane dopo era vuoto, perché la UEFA aveva imposto alla Juventus due match interni a porte chiuse, nonostante a morire, a Bruxelles, fossero stati 39 tifosi italiani[foootnote]Scrive la Gazzetta del 6 ottobre 1985 che la decisione UEFA era dovuta alle «intemperanze di uno sparuto gruppetto di tifosi juventini» che avevano avuto «rilievo marginalissimo» nei drammatici fatti di Bruxelles[/footnote]. La partita era stata preceduta da alcune polemiche: si diceva che l’arbitro designato, il francese Wurtz, fosse amico del fuoriclasse juventino Michel Platini. Fatto sta che al 19′ la Juventus ebbe un rigore per un mani di Briegel (trasformato proprio da Platini), mentre nella ripresa un ben più evidente fallo di mano di Aldo Serena non venne sanzionato. Finì 2-0 e il raddoppio lo siglò lo stesso Serena, sul prosieguo della contestata azione che avrebbe potuto portare gli ospiti sull’1-1 (e, dunque, in vantaggio per la regola del gol in trasferta).
In sala stampa Platini disse che non era bello vincere così, senza pubblico, e dichiarò di comprendere il Verona («Forse c’era un rigore anche per loro»). Più prodigo di spiegazioni Adalberto Bortolotti sul Guerin Sportivo sul perché i due falli di mani in area avevano prodotto decisioni così differenti:

Era da rigore il fallo di mani di Briegel, che Wurtz non aveva visto e che gli è stato ripetutamente segnalato dal suo collaboratore di destra. Ed era da rigore il fallo di mani di Serena, che Wurtz ugualmente non ha visto, ma in occasione del quale non è stato soccorso da alcun provvido samaritano

Fatto sta che il primo derby italiano sotto egida UEFA finì come tante partite di campionato. E anche in quelli immediatamente successivi dubbi su decisioni arbitrali e polemiche varie non sarebbero mancate.

Foto in evidenza tratta da Guerin Sportivo, 46/1985 

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