Il logo della edizione 2013

Il logo della edizione 2013

Difronte all’istituzione di una nuova coppa o di un nuovo trofeo la domanda che gli appassionati spesso si pongono è: ce n’era proprio bisogno? Se poi dietro ci sono i soliti sponsor e la solita necessità di trovare nuovi mercati per il proprio prodotto, l’interrogativo diventa ancor più calzante. Perché a dare lustro e importanza a una manifestazione sportiva non sono gli zeri del montepremi o dei connessi contratti pubblicitari, ma è il tempo. Un campionato, una Champions ti accompagnano tutta una stagione, un Mondiale o un Europeo ti lasciano tranquillo ma non troppo finché si tratta di qualificazioni e poi ti assorbono per un mese e più quando si arriva alla fase finale.
A una manifestazione come la Confederations Cup il tempo questo privilegio lo concederà difficilmente. Niente qualificazioni, solo due settimane di partite e un’esistenza proiettata verso il Mondiale che ti aspetta il prossimo anno. Se poi aggiungiamo che la competizione ci ha comunque guadagnato da quando nel 2001 la FIFA ha avuto l’idea di farla organizzare alla nazione che l’anno dopo avrebbe ospitato il Mondiale, possiamo facilmente dedurre quanto poco le prime edizioni abbiano acceso forti passioni nei tifosi.

Andiamo comunque con ordine e raccontiamo queste prime edizioni targate anni novanta. Il primo abbozzo di Coppa Intercontinentale per nazioni, sulla falsa riga di quella per club, si ha nel 1985. Si chiama Coppa Artemio Franchi, in memoria dell’ex segretario della UEFA, e viene vinta dalla Francia di Platini campione d’Europa che batte 2-0 l’Uruguay detentore della Copa América. La Coppa viene rimessa in palio nel 1993 e viene vinta dall’Argentina, ai danni della Danimarca ai calci di rigore a Buenos Aires, e conta altre due edizioni non ufficiali entrambe vinte in trasferta dal Brasile (nel 1989 1-0 all’Olanda e nel 1998 2-1 alla Germania).

1995: Re Fahd consegna a Michael Laudrup la coppa

1995: Re Fahd consegna a Michael Laudrup la coppa

Ma intanto la vera antesignana della Confederation Cup ha visto già la luce a Riyadh. È la King Fahd Cup, ovvero Coppa del Re Fahd (tanto per gradire). Ottobre del 1992, la squadra araba è in partenza per il Giappone, dove difenderà il titolo continentale conquistato tre anni prima, e così la federazione invita i campioni africani della Costa d’Avorio, gli Stati Uniti detentori della Gold Cup e l’Argentina vincitrice della Copa América a disputare un torneo amichevole che assegna idealmente il titolo di campione tra i campioni delle singole Confederazioni. Come da pronostico a vincere sono gli argentini che in finale regolano 3-1 i padroni di casa. I gol sono di Leo Rodriguez, Caniggia, Simeone e di Al Owairan, l’uomo che due anni più tardi durante la kermesse mondiale negli States segnerà un gol alla Maradona nell’1-0 contro il Belgio.

Tre anni dopo ancora King Fahd Cup, ancora Riyadh, Le partecipanti stavolta sono sei. C’è anche l’Europa, rappresentata dalla Danimarca che ha vinto a sorpresa l’Europeo 1992 e che vince un po’ a sorpresa anche questo torneo. In finale batte 2-0 l’Argentina campione in carica, grazie ai gol di Michael Laudrup su rigore e Rasmussen.
La FIFA, intanto, ha messo gli occhi sulla manifestazione e decide di organizzare ufficialmente la terza edizione della coppa, dandole l’attuale nome (Confederations Cup), ma lasciando all’Arabia Saudita l’onore di ospitare l’evento. È il 1997 e il format attuale comincia a prendere corpo. Le nazioni partecipanti sono otto: le squadre detentrici della coppa per nazioni della propria Confederazione (e fanno sei perché stavolta c’è anche l’Australia), i campioni del mondo in carica (perché il Brasile dà lustro e attira sponsor) e i padroni di casa. La Germania in realtà rinuncia e viene sostituita dalla Repubblica Ceca, vice campione nel 1996, ma poco importa. Si impongono i verde-oro che passano il girone di qualificazione con qualche patema e poi battono 2-0 i cechi in semifinale e 6-0 in finale una sorprendente Australia, capace di eliminare in semifinale l’Uruguay con un golden gol di Kewell.

Prima che il secondo millennio ci lasci, una nuova edizione della Confederations Cup viene disputata. Per la prima volta non è l’Arabia Saudita il paese organizzatore e per la prima volta è proprio chi organizza a vincere. Il Messico, detentore della Gold Cup, batte 4-3 il Brasile in finale all’Azteca: evidentemente quello stadio e quel risultato formano un connubio indissolubile. Le reti sono segnate in questa successione: Zepeda e Abundis portano avanti i padroni di casa 2-0, Serginho su rigore e Ronaldo riportano la partita in parità, poi Zepeda e Cuauhtémoc Blanco danno al Messico il vantaggio decisivo che il gol finale di Zé Roberto non riesce a colmare. Il grande protagonista è, però, Dida che colleziona papere su papere nel corso del match e dà una mano decisiva ai messicani.

Dal 2001 come detto si cambia e si va nella nazione che l’anno dopo ospita il Mondiale, unica eccezione la triste edizione del 2003. Col senno di poi, quindi, il Tournoi de France del giugno 1997 diventa un antesignano dell’attuale format della Confederations Cup. Una buona scusa per chiudere con alcuni ricordi che quel torneo amichevole ha lasciato nella nostra memoria: la punizione di Roberto Carlos che aggira la barriera e batte imparabilmente Barthez, la supersfida tra l’Italia di Del Piero e il Brasile di Ronaldo che finisce 3-3 e la sorniona Inghilterra che con i gol di Wright e Shearer si porta a casa il torneo.

federico