La Coppa del Mondo ha proposto quattro volte la sfida tra Brasile e Spagna nell’arco dei cinquant’anni che vanno dal 1934 al 1986, ma in nessuna di queste occasioni la partita è stata veramente decisiva per le sorti della manifestazione.
Si parte col botto a Genova il 27 maggio 1934. Ottavi di finale, vale a dire prima partita del mondiale italiano e fascista per entrambe le nazionali. Dopo mezz’ora la Spagna repubblicana è avanti di tre gol grazie alla doppietta del bilbaino Iraragorri e al gol di Isidro Lángara, che invece gioca nell’Oviedo. I brasiliani protestano con l’arbitro tedesco Birlem per una mano galeotta del difensore spagnolo Quincoces che sull’1-0 nega loro il pareggio. Poi nella ripresa Leonidas accorcia le distanze, ma per il futuro capocannoniere del Mondiale 1938 e per il Brasile intero non c’è niente da fare. La Spagna in porta ha, infatti, Ricardo Zamora che respinge un rigore calciato da Waldemar de Britto. Si torna a casa dopo un solo incontro. Anche il cammino della Spagna è, però, segnato: ai quarti c’è l’Italia, che batterà gli spagnoli nel replay, quando Zamora non ci sarà perché uscito malconcio dal primo incontro con gli azzurri.
Nel 1950 Brasile e Spagna si ritrovano, invece, per la seconda partita del girone finale. Maracanà, 13 luglio, è un monologo dei bianchi di casa che sommergono 6-1 gli spagnoli, forse già paghi di aver fatto fuori l’Inghilterra nel turno precedente grazie al gol di Zarra. È l’ultima volta che il Brasile vince vestito di bianco ed è una vittoria effimera. Lo stesso stadio, tre giorni dopo, vedrà infatti compiersi il più grande dramma sportivo della storia che porterà la nazionale sudamericana ad adottare i colori verde oro che ci sono familiari.
Gli altri due match risalgono al 1978 e al 1986 e hanno in comune il fatto di esser valevoli per il primo turno e di esser caratterizzati da reti spagnole immaginarie. Nella penisola iberica la partita di Mar del Plata del 7 giugno 1978 è, infatti, nota come quella del gol di Cardeñosa, che gol evidentemente non è (dato che la partita è finita 0-0), ma solo un’incredibile occasione fallita a porta pressocché spalancata dall’attaccante delle furie rosse. Un errore che segna l’eliminazione della Spagna e il passaggio del Brasile la cui corsa verrà però fermata dalla marmelada peruana.
Otto anni dopo siamo in Messico, a Guadalajara. I verdeoro sono avanti 1-0 grazie a Socrates quando una bordata di Michel coglie la traversa e rimbalza oltre la linea di porta, ma non per l’arbitro australiano Bambridge. Poco male, comunque. Le due squadre passano il turno e paradossalmente la Spagna, giunta seconda, si ritrova un quarto di finale più abbordabile rispetto a quello brasiliano. Ma il destino è segnato per entrambe e ai rigori sono eliminate rispettivamente dal Belgio di Pfaff e dalla Francia di un Platini sulla via del tramonto.
Alla luce di quanto accaduto nell’ultimo decennio non si può dire altro che verranno tempi migliori. Perché le prossime Brasile-Spagna potrebbero essere molto più decisive e importanti delle precedenti.
federico
Federico, hai dimenticato la partita nel mondiali di 62, in Viña del Mar, Cile, cuando il Brasile ha vinto per 2 a 1. Spagna fece la prima rete e poi Amarildo fece due. In quel gioco a avuto un rigore da Nilton Santos non marcato dal giudice perche lui a dato un passo avanti ed usci della grande área. IL giudice ha marcato falta (foul) fuori dall’area. Alla continuazione, gli spagnoli chiederono un’altro rigore, questo discutibile se palla in mano o mano in palla. Con il risultato, classificarono Brasile ed Cecoslováchia, che poi hanno fatto la finale e noi abbiamo riuscito il bicampeonato come l’Italia nel 38. Siamo gli unici a essere bi. Auguri,
Paulo Tomás Velho Cardone
Grazie, partita che era mi sfuggita. Appena ho tempo rivedo il contenuto. Come si capisce dal finale, l’articolo è di alcuni anni fa: credo 2013, prima della Confederations Cup