La striscia prima o poi doveva fermarsi. Lo stesso ritornello i giallorossi di Garcia se lo sono probabilmente sentiti ripetere sin dalla quarta giornata. Un po’ perché quattro era il record di vittorie iniziali consecutive della Roma, ottenuto due volte (1952/53 e 1960/61). Un po’ perché quel record di vittorie iniziali consecutive in Serie A sembrava di diritto appartenere alla Juventus che prima di quest’anno aveva realizzato le tre migliori sequenze iniziali. E invece questa Roma è arrivata a dieci vittorie, una in più della miglior sequenza bianconera. Ormai possiamo dirlo con certezza perché un gol del granata Cerci su assist di Meggiorini ha detto stop, come il big bang di Bongiorniana memoria, e impattato all’Olimpico di Torino il gol iniziale di Strootman.

Un record a dir poco inatteso, per tanti motivi. Innanzitutto per la decisione di affidarsi a Rudi Garcia, un francese che alla guida del Lille aveva vinto campionato e coppa nel 2011 ma che era sconosciuto al grande pubblico. In secondo luogo per la campagna acquisti e cessioni abbastanza invasiva: fuori Osvaldo, Lamela, Stekelemburg e gli altri portieri, dentro Strootman, Gervinho, Ljaijć e De Sanctis. Poi per Totti, che a ogni inizio stagione è dato per finito, e per De Rossi, che a ogni inizio stagione è dato per partente. Inatteso, infine, per la qualità del gioco che i giallorossi sono riusciti a esprimere e per i numeri eccezionali: 24 gol fatti e solo uno subito (a Parma alla terza giornata).
Non sappiamo cosa accadrà ora, ma quanto fatto finora è eccezionale anche perché la Roma è passata indenne, anzi vittoriosa, dal derby (2-0 con Balzaretti sugli scudi), da San Siro nerazzurro (3-0 grazie a una doppietta di Totti e a un gol di Florenzi nel primo tempo), dalla sfida col Napoli di Benitez (2-0 con due gol di Pjanić) e dal Friuli (gol vincente segnato in dieci e senza Totti su un campo dove nessuno vinceva da un anno). Ed è stato anche inconsueto il modo in cui la serie è terminata: le quattro Vecchie Signore avevano terminato la serie perdendo, la Roma è invece uscita con un pareggio e con un po’ di rammarico.

Rammarico anche per non aver eguagliato un record di cui giornali e televisioni han parlato profusamente, quello del Tottenham Hotspur annata 1960/61 che vinse le prime 11 partite1 In quell’anno magico gli Spurs avrebbero addirittura realizzato il double, portandosi a casa il secondo titolo nazionale e la terza F.A. Cup. Ma a dire il vero questo record del Tottenham non è poi così “assoluto”, al massimo è la miglior serie che i quattro più importanti campionati (Italia, Inghilterra, Spagna, Germania) possano offrire. Ché se guardiamo altrove troviamo molto meglio.

Ad esempio, il PSV Eindhoven 1987/88, quello che con Ronald Koeman, Vanenburgh, Van Breukelen e Kieft avrebbe chiuso la stagione con la conquista della Coppa dei Campioni, ne ottenne 17. Ancor poco rispetto a quanto fatto da O glorioso Benfica di Eusebio. Ventitré vittorie iniziali nel 1972/73, un campionato poi concluso con soli 2 pareggi e ben 28 vittorie, 101 gol all’attivo e 13 al passivo. Vittorie che aggiunte alle sei ottenute al termine della stagione precedente portano la striscia a 29.
Una sequenza che qualsiasi Roma e qualsiasi altra squadra italiana non potrà mai guardare con brama di raggiungere o rammarico di non averlo fatto.

Nella foto: Borriello dopo l’1-0 al Chievo che vale vittoria numero dieci

 

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