Martedì 22 marzo doveva essere la serata di Portogallo-Italia e della speranza di agguantare in trasferta l’ultimo treno per il Mondiale del 2022. Per i portoghesi, poteva essere il turno di restituire lo sgarbo del dicembre 1993, quando agli azzurri di Sacchi bastava il pareggio a San Siro per qualificarsi a USA ’94 e alla fine, con un gol di Dino Baggio in sospetto fuorigioco, l’Italia vinse 1-0.
Invece, in terra lusitana ci andrà la Macedonia del Nord. Curiosamente, nella fase finale di un altro Mondiale, quello del 1966, l’Italia fu sconfitta a sorpresa da un’altra Nazionale “del Nord”, la Corea, che guadagnò così la possibilità di incontrare al turno successivo il Portogallo. Eusebio e compagni rischiarono a loro volta una clamorosa eliminazione, ma seppero rimontare da 0-3 a 5-3 anche grazie all’ausilio di qualche penalty generoso. E nel 1958 fu ancora una Nazionale “del Nord”, l’Irlanda, a qualificarsi primeggiando nel girone che comprendeva anche Italia e Portogallo.
Si dice mal comune, mezzo gaudio, ma non credo che un inatteso nuovo successo della Macedonia del Nord possa cancellare l’amara consapevolezza che la partita di Palermo ha lasciato in bocca: il triennio 2018-2021 è stata una bella parentesi, la squadra che ha giocato bene e vinto l’Europeo del 2021 non esiste più. Roberto Mancini è stato bravissimo a convincere un gruppo di giocatori di caratura internazionale non altissima che insieme si poteva vincere e segnare così il definitivo riscatto dei singoli e dell’intero movimento azzurro.
Evidentemente, a successo conseguito, il ct non è stato in grado di ricaricare con le giuste motivazioni questo gruppo, che è sembrato, invece, pressato dalle responsabilità. Come sarebbe andata a finire l’avevamo intuito dalle interviste in cui Mancini tirava fuori il mantra che tutto era sotto controllo e che ce l’avremmo fatta, mentre gioco e facce di chi andava in campo volgevano sempre più al peggio. Dal distratto 1-1 di settembre con la Bulgaria, al rigore regalatoci e poi sprecato con la Svizzera; dal bianco pareggio in Irlanda del Nord al definitivo KO firmato da Trajkovski nel recupero, dopo novanta minuti in cui l’Italia aveva attaccato, ma senza la giusta determinazione sotto porta. E pensare che a Palermo poco più di due anni fa la partita valida per le qualificazioni europee contro l’Armenia era finita 9-1.
Non è la prima volta che una Nazionale si laurea campione d’Europa pur venendo da un mancato accesso al Mondiale precedente e che, da campionessa d’Europa, non riesce a raggiungere la fase finale del Mondiale successivo. Era successo alla Cecoslovacchia tra il 1974 e il 1978, alla Danimarca tra il 1990 e il 1994, alla Grecia nel periodo 2002-2006. Ma, in fondo, le imprese europee di quelle tre Nazionali risaltano ancor di più guardando l’albo d’oro perché ottenute da compagini non di primo piano. Con l’Italia ci siamo abituati ad usare altre categorie di pensiero. Importante capire se stiamo commettendo, in questo, un errore di giudizio.
Intanto, sapete cosa? La vittoria dell’Europeo io me la tengo e non la baratto con un Mondiale giocato bene e finito in semifinale, tipo Italia ’90.