L’estate del 1929 è il momento giusto per andare in Sud America a incontrare selezioni locali e rappresentative nazionali, perché l’anno prima, alle Olimpiadi di Amsterdam, gli uruguayani hanno nuovamente mostrato la superiorità del calcio sudamericano rispetto a quello europeo e perché l’anno dopo, proprio in Uruguay, è in programma la Coppa Rimet, il primo vero campionato del mondo di calcio avallato dalla FIFA. Il sogno di attraversare l’Oceano e di far tremare la squadra più forte del nuovo mondo lo coltivano il Bologna, il Torino e il Chelsea, ma a realizzarlo davvero saranno solo gli ungheresi del Ferencváros.
Il 21 luglio a Montevideo, al Parque Central dove è di casa il Nacional, i vincitori della Mitropa Cup del 1928 hanno in programma un incontro contro la nazionale uruguaiana. Nei primi cinque incontri disputati in Brasile i magiari hanno ottenuto una vittoria, due pareggi e due sconfitte. Quindi, nessuna larga eco li precede ed è presumibile, come dice Marius Raczek nel libro Vulturii Verzi, che gli spettatori presenti in tribuna si ponessero solo il problema di quanti gol i campioni olimpici avrebbero fatto a questi sconosciuti venuti da oltre Oceano. La squadra che schiera l’Uruguay non somiglia molto a quella titolare, visto che in attacco giocano L. De Agustini, Carbone e Sacco e dietro non ci sono i due uomini più rappresentativi, Nasazzi e Andrade. Tuttavia, tra il portiere Ballestreros, i mediani Gestido e Fernandez e Scarone sono quattro i giocatori che l’anno dopo saranno in campo contro l’Argentina nella vittoriosa finale della Rimet e sono, invece, in totale sei quelli che si laureeranno campioni del mondo. E soprattutto, quando si gioca in casa e si ha nomea di essere imbattibili, pubblico e giocatori non hanno mai voglia di perdere, come il comportamento dell’arbitro Rami e la tensione nel finale lasceranno intuire. Il Ferencváros, invece, schiera Amsel; Hungler, Papp; Fuhrmann, Bukovi, Obitz; Rázsó, Takács II, Turay, Toldi, Kohut, gente comunque già abituata a palcoscenici importanti, sia pure in Europa.
Fischio d’inizio e al sesto minuto di gioco la sicurezza degli spettatori è già volata via: gol di Rázsó e magiari avanti 0-1. Non passano più di sette minuti e, dopo una combinazione tra Turay e Takács II, quest’ultimo batte il portiere uruguaiano Ballesteros per la seconda volta. C’è smarrimento sulle tribune, mentre in campo la squadra di Budapest continua a dominare. Al 39′, dopo un cross di Obitz segna nuovamente Takács II. L’arbitro si affretta a fischiare il primo tempo e fa durare l’intervallo almeno venti minuti. La speranza è che l’Uruguay, al rientro dagli spogliatoi, rimetta in sesto la partita.
Tuttavia, solo all’84’ la celeste riesce a ridurre lo svantaggio. Al novantesimo minuto l’arbitro, per un fallo commesso abbondantemente fuori area, concede un rigore ai padroni di casa e Scarone non sbaglia. Seguono cinque minuti di recupero e di speranza per i padroni di casa, ma il risultato non cambia più: il Ferencváros vince 2-3.
Quattro giorni dopo arriva un’altra vittoria, per 4-1. Meno prestigiosa sulla carta, perché l’avversaria si chiama Selezione di Montevideo, ma ugualmente importante, perché gli avversari schierano sette campioni olimpici.[1] La federazione della squadra più forte del mondo si sente in dovere di porre rimedio a questa situazione incresciosa e concorda con il manager degli ungheresi una rivincita, una seconda Uruguay-Ferencváros. I giocatori criticano la decisione, ma capiscono l’antifona. Vengono anche ricevuti con tutti gli onori dal presidente dell’Uruguay Juan Campisteguy, una sorta di incoronazione a club più forte del vecchio mondo.
Il 28 luglio in campo ci sono Nasazzi, Andrade, Castro, Petrone, Urdinaran e Figueroa e la partita non ha storia. Il tabellino dice 3-0 per i padroni di casa. I magiari possono così riprendere il loro tour. Alla fine saranno 6 vittorie, 2 pareggi e 6 sconfitte, ma quel 2-3 di Montevideo rimarrà per sempre. Molto più del successo che otterrà il Bologna il 10 agosto dello stesso anno battendo una selezione uruguayana in fondo solo leggermente più debole di quella sconfitta dai magiari.
federico
grazie ai contributi di billie morelli e ai commenti di riccardo rossi
Fonti: Marius Raczek, Vulturii Verzi
http://gottfriedfuchs.blogspot.it
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[1] cfr. http://gottfriedfuchs.blogspot.it/2014/03/ferencvaros-tour-of-south-america-1929.html
Il vero confronto con i campioni olimpici, e futuri campioni del mondo, ebbe luogo in realtà una settimana dopo con esito, vedasi tabellini, ben diverso…
[Jul 21]
Uruguay 2-3 Ferencváros FC [at Parque Central, Montevideo]
[H.Scarone 56, 90+2p; J.Tackacs 8, J.Turay 18, 80]
Uruguay: E.Ballesteros; R.Deagustini, D.Tejera; G.Silva, A.Gestido, L.Fernández;
L.Deagustini, H.Scarone, O.Carbone, A.Sacco, Z.Saldombide.
Ferencváros: I.Amsel; C.Hungler, L.Papp; C.Furmann, M.Bukovi, G.Obitz;
R.Razsó, J.Tackacs, J.Turay, G.Toldi, G.Kohut.
Referee: J.Rami.
[Jul 28]
Uruguay 3-0 Ferencváros FC [at Parque Central, Montevideo]
[H.Castro 29, P.Petrone 53, L.Fernández 67]
Uruguay: E.García; J.Nasazzi, E.Mascheroni; J.L.Andrade, A.Gestido, L.Fernández;
S.Urdinarán, H.Scarone, P.Petrone, H.Castro, R.Figueroa.
Ferencváros: I.Amsel; C.Hungler, L.Papp; C.Furmann, M.Bukovi, G.Obitz;
R.Razsó, J.Tackacs, J.Turay, G.Toldi, G.Kohut.
Referee: D.Lombardi.
Grazie dei tabellini, ci permetteranno di rendere più chiari alcuni passaggi. Come scritto nell’articolo, la formazione che incontrò gli ungheresi non eravamo riusciti a ritrovarla tre anni fa.
Non credo, comunque, che l’effetto di quella vittoria degli ungheresi per 3-2 ne esca sminuito. Gli onori a loro tributati e il quasi “obbligo” a rimanere fino all’incontro con un Uruguay più vero dimostrano -come già rilevato nell’articolo- che la celeste ci era rimasta proprio scottata.
L’iperbole “tremare il mondo fa” va poi vista in confronto alla ben minore importanza che l’opinione pubblica uruguayana riservò alla sconfitta rimediata da una sua selezione contro il Bologna.
Spero di aver chiarito il nostro punto di vista che da quanto scrive deduco che non l’ha convinta
Buongiorno
Lungi da me denigrare la scuola Magiara e la vostra ricostruzione storica che ho trovata di eccellente fattura.
Da nostalgico ortodosso, ogni tanto mi piace rasentare la pignoleria ma sempre nel massimo rispetto del lavoro altrui specialmente quando, ripeto, la qualità è sopra la media.
Restando ai tour del Ferencváros, potrebbe essere interessante approfondire quello del 1947 in terra messicana con un giovanissimo Ferenc Puskàs come guest
Un cordiale saluto,
Riccardo
Grazie del suggerimento. Puskas in Messico promette bene