British Tales. Storie di football d’oltremanica (1857-1939). 7° puntata: Il Poppy Day

Alle undici, dell’undicesimo giorno, dell’undicesimo mese del 1918 a Compiègne, in Francia, si metteva fine con un armistizio alla terribile Grande Guerra, in cui avevano perso la vita più di quindici milioni di persone.
Per questo motivo nel Regno Unito, ogni 11 novembre, dal 1919, si celebra il Remembrance Day, o Armistice Day, una giornata in cui si ricordano gli uomini e le donne morti durante tutti i conflitti che hanno visto coinvolti Paesi membri del Commonwealth.

È una cosa molto comune vedere durante il mese di novembre in tutta l’Inghilterra brillare sui risvolti delle giacche dei cittadini britannici un piccolo papavero finto chiamato “Poppy Appeal”. La tradizione vuole che gli uomini debbano indossare il fiore sul lato sinistro del petto, forse perché era il posto dove si collocavano le medaglie al valore in tempo di guerra. Al contrario, le donne lo pongono sul lato destro. Questo papavero è messo in vendita dalla Royal British Legion, una organizazzione benefica che aiuta i veterani di guerra, ed è un modo, insieme, per non dimenticare e per finanziarsi.

Ma da dove deriva la tradizione del “Poppy Appeal”? Sin dal 1920, il simbolo del Remembrance Day è questo papavero in omaggio alla poesia del soldato canadese John McCrae, scritta dopo la seconda battaglia di Ypres (1915), nelle Fiandre, una delle più cruente del conflitto, a cui ne sarebbero seguite sempre altre due nella stessa zona, prima della fine delle ostilità. La poesia è intitolata In Flanders Fields e queste sono le prime due strofe che spiegano il legame tra i poppies e i caduti sul campo di battaglia:

In Flanders fields the poppies blow
Between the crosses, row on row,
That mark our place; and in the sky
The larks, still bravely singing, fly
Scarce heard amid the guns below.

We are the Dead. Short days ago
We lived, felt dawn, saw sunset glow,
Loved and were loved, and now we lie
In Flanders fields.1

Il calcio non è alieno a questa celebrazione e men che meno nel Regno Unito, dove questo sport è fortememte legato alla tradizione. Così, nella giornata di campionato che cade intorno all’undici novembre le squadre fanno brillare sulla propria casacca, al lato dello stemma della società, proprio il “Poppy Appeal” e la giornata intera prende il nome di “Poppy Day”. Anche i dirigenti, gli allenatori e tutto lo staff presente in panchina indossano il piccolo papavero che ricorda i caduti nella Grande Guerra e in tutte le successive.
Non va, infatti, dimenticato che, durante il primo conflitto mondiale, molti giocatori furono chiamati a combattere e alcuni di essi persero la vita. Come Jimmy Speirs (ex Rangers e Leeds), Peter Johnstone (ex Celtic Glasgow), Tim Coleman (ex Fullham, Everton e Sunderland), Joe Webster (ex West Ham), Donald Simpson (ex Newcastle e Crystal Palace) o Donald Bell del Newcastle, che morì in azione, sulla Somme, nel luglio 1916 e ricevette la Croce Vittoriana.

Quel papavero rosso è, però, a tutti gli effetti un simbolo politico. Di questo ne è convinta la FIFA che ha comminato una multa di 45mila franchi svizzeri alle federazioni di Inghilterra, Scozia, Galles e Irlanda del Nord perché i giocatori delle rispettive Nazionali, in occasione di partite internazionali valide per le qualificazioni al Mondiale 2018 giocate l’11 novembre 2016, hanno indossato una fascia nera con al centro il ben noto simbolo del Poppy Day. Si sa quanto siano paranoici i vertici del calcio mondiale (e più in generale dello sport) rispetto a qualsiasi gesto o atto fatto nel corso di gare e competizioni varie che possa avere una ricaduta politica e, infatti, almeno in relazione alla “questione” poppy, la federazione internazionale già nel 2017 è arrivata a un compromesso: inglesi, scozzesi, gallesi e nordirlandesi potranno indossare fasce nere con sopra il disegno del papavero rosso in occasioni di gare ufficiali disputate in prossimità del Remembrance Day se ne faranno opportuna richiesta e se gli avversari di turno non avranno nulla in contrario. Cosa puntualmente avvenuta, ad esempio, nello spareggio tra Svizzera e Irlanda del Nord, proprio del novembre 2017.
Ad ogni modo, che non a tutti coloro che giocano nel Regno Unito vada di apporre il “Poppy Appeal” sulla propria maglietta, perché l’Esercito di Sua Maestà a loro fa pensare ad altro, è un dato di fatto: nel 2014 James McClean, nordirlandese del Wigan (allora in Championship), si rifiutò di indossarlo spiegando così il suo gesto in una lettera al proprietario del suo club, poi resa pubblica:

For people from the North of Ireland such as myself, and specifically those in Derry, scene of the 1972 Bloody Sunday massacre, the poppy has come to mean something very different2

Nell’immagine in evidenza: Cahill segna il 3-0 in Inghilterra-Scozia del novembre 2016. Tutti i giocatori hanno una fascia nera con un papavero rosso al centro.
Qui in basso: esempi di “Poppy Appeal”

Víctor (@RussoBCF),
traduzione dallo spagnolo, adattamento all’italiano e integrazioni di Federico

Puntate precedenti: Campionati del mondo fatti in casa (1887-1902); L’evangelizzazione calcistica dell’Europa continentale (fine XIX sec.); Il Corinthian F.C., ovvero dell’integralismo amatoriale;
La White Horse Final (1923); L’assenza britannica ai primi tre Mondiali; Il calcio a Sheffield;
Puntata successiva: Celtic, from Killie to Killie (1917)