Storia dei risultati internazionali delle Nazionali africane. 6° puntata: Mondiale 1982 [Algeria]
Il gruppo 2 di qualificazione è più incerto del previsto e, incredibilmente, una delle grandi favorite, la Germania Ovest, non ha ancora staccato il biglietto per la seconda fase di Spagna ’82. Complice l’inattesa sconfitta maturata nella partita di esordio contro l’Algeria: 2-1 per i nordafricani, grazie al vantaggio iniziale siglato dalla stella Rabah Madjer, al pareggio di Kalle Rummennigge e al gol vincente di Belloumi su assist di Salah Assad. E se il futuro tacco di Allah non avesse visto spegnersi un suo tiro dalla distanza a fil di palo la sconfitta sarebbe stata ancor più pesante.
I tedeschi hanno però raddrizzato la situazione grazie alla tripletta rifilata da Rummennigge al Cile (4-1 il finale) e adesso basta loro una vittoria sull’Austria degli “italiani” Schachner e Prohaska per assicurarsi il passaggio del turno. Gli austriaci, dal canto loro, hanno sì vinto 1-0 con il Cile e 2-0 con l’Algeria, ma non possono permettersi di perdere a cuor leggero: una larga vittoria algerina nel match con il Cile potrebbe mandarli a casa. La marmelada peruana del 1978 non ha però insegnato niente alla FIFA e ancora una volta le partite dell’ultimo turno dei gironi non si giocano in contemporanea. Algeria-Cile va così in scena a Oviedo il 24 giugno. I biancoverdi strapazzano i cileni nel primo tempo, 3-0 il parziale grazie alla doppietta di Salah Assad e al gol di Bensaoula. Poi nella ripresa il moto d’orgoglio dei cileni e le reti di Neira e Letelier fissano il risultato finale sul 3-2. Conti alla mano all’Austria basta non prenderne tre dalla Germania Ovest.
Il derby di lingua tedesca del 25 giugno a Gijon comincia comunque in una situazione di tensione. I panzer, più abituati, ne approfittano, vanno in gol con Hrubesch al 9′ e sfiorano anche il raddoppio. L’Austria non c’è, è fallosa e tira un sospiro di sollievo quando l’arbitro Valentine manda tutti negli spogliatoi. Al rientro tutto è cambiato: i giocatori in campo cominciano a far melina e la palla non vede le due porte neanche da lontano. Accordo tacito o accordo palese non fa differenza: la partita non esiste. Il pubblico sbraita, urla “¡Argelia! ¡Argelia!”, canta ironicamente “¡Que se besen! ¡Que se besen!” e fischia per 45 minuti. All’ultimo fischio, quello del direttore di gara, i giocatori prendono in tutta fretta la via degli spogliatoi. Le due federazioni accettano il verdetto del campo (anche perché favorevole) e difendono la ragion di stato. I nostalgici dell’Anschluß gioiscono perché le due formazioni si sono tenute per mano e hanno fatto fuori i maghrebini, anche grazie all’aiuto del Cile di Pinochet. La squadra algerina schiuma rabbia e pensa a un’occasione persa che non si ripresenterà mai più.
Puntate precedenti: In principio fu l’Egitto, Sud Africa, no grazie, L’Africa conquista spazio, Ascesa e caduta dello Zaire, João e il destino dell’Africa
Puntata successiva: Le magie del Camerun di Milla