Deutsche Zeitung. 1° puntata: La Chemie vince la DDR-Oberliga

Undici buoni giocatori
non sono necessariamente destinati
a diventare una buona squadra
Bernd Bauchspieß

 

Lipsia è una città particolarmente importante per il calcio in Germania. Qui, nel 1900, è stata fondata la Deutscher Fußball-Bund, ed è stata proprio la VereinfürBewegungsspiele Leipzig (abbreviata VfB, la futura Lokomotive) a vincere il primissimo campionato nazionale, nel 1903. La città sassone è importante anche e soprattutto per la storia tedesca tout court, principalmente quella recente, in quanto «città eroina della Repubblica Democratica Tedesca», soprannome guadagnato grazie alla “rivoluzione pacifica” messa in atto nell’autunno 1989, una delle martellate letali per la caduta del Muro. Ma perché è partito tutto da qui e non, per esempio, da Berlino Est? I motivi sono molteplici. Innanzitutto il governo centrale della DDR, fiutando la crescente disaffezione del popolo, aveva preso provvedimenti volti a migliorare la vita dei berlinesi, mentre le altre regioni, anche quelle con grandi città, come la Sassonia, erano state abbandonate al proprio destino. A Lipsia, inoltre, cresceva la crisi dell’industria chimica (il settore trainante) e tante fabbriche rischiavano di chiudere a causa di un insostenibile inquinamento, paragonabile, se non addirittura superiore, a quello del bacino estrattivo della Ruhr. Gli operai, quindi, temevano di non avere più il lavoro assicurato “per legge”, pertanto si univano anch’essi ai famosi “gruppi di preghiera” pacifisti nella Nikolaikirche, solo inizialmente tollerati dall’amministrazione cittadina.
In più c’era la storica fiera, la Leipziger Messe, che durante la DDR era divenuta una sorta di Expo permanente per i Paesi socialisti; questo, per due volte all’anno, significava visibilità internazionale grazie ai visitatori (e quindi anche ai media) occidentali che vi accorrevano. Non a caso, nel 1989, le manifestazioni più partecipate si riscontrarono a maggio e a settembre, cioè nei due mesi di fiera, quando il Politbüro era costretto ad apparire più tollerante di quanto realmente fosse, per non intaccare l’immagine della DDR al di là del Muro.

Forse anche per il suo ruolo nella riunificazione tedesca, Lipsia è stata una delle città dell’ex Germania Est in cui gli stravolgimenti sono stati più radicali. Circa centomila abitanti, la gran parte di essi in età lavorativa, si spostarono verso ovest all’inizio degli anni ’90, un dato demo-grafico che dice molto anche sulla situazione economica. Le conseguenze di tutto ciò non potevano non coinvolgere anche le due storiche squadre di calcio della città. La Lokomotive, inizialmente inserita nella Zweite Liga, sembrava poter sopravvivere senza particolari problemi all’onda d’urto provocata dal crollo dalla riunificazione tedesca, ma nel 1995 fallì e fu costretta a ripartire dalle categorie minori. La BSG Chemie, invece, ha subìto, a causa di gravi e ricorrenti problemi finanziari, ripercussioni ancora più grandi, essendo morta e risorta più volte nel giro di una ventina d’anni.

Manifesto di protesta contro la RB Leipzig

Intorno al 2000 la città ha iniziato a ripopolarsi e l’economia è tornata a crescere. Questo, sommato alla presenza di uno stadio capiente e avveniristico (unico della ex DDR a ospitare il Mondiale del 2006), però, strideva con il contesto calcistico che vedeva ancora le due grandi squadre locali arrancare nel dilettantismo. La Red Bull ha così deciso di approfittare di questa situazione, puntando forte su Lipsia per irrompere anche nel calcio tedesco. La multinazionale è riuscita nel 2009 a fondare una propria squadra rilevando il Markranstädt, una piccola compagine della periferia, e da lì ha iniziato la sua scalata verso la Bundesliga. L’intenzione iniziale del colosso austriaco, però, era rilevare la prestigiosa BSG Chemie già nel 2006, salvo sbattere contro il volere dei tifosi che scelsero di restare nel purgatorio delle categorie minori pur di mantenere il nome, i tradizionali colori biancoverdi e soprattutto la storia, legata in gran parte alla leggendaria stagione 1963/64, di cui stiamo per parlare.

Ancora un attimo di pazienza, però, perché le origini della BSG Chemie risalgono addirittura al 1899, anno di fondazione della Britannia Leipzig, che poi nel 1919 si fuse con l’Herta 05 Leipzig e nel 1932 si trasformò in Tura Leipzig. Durante il periodo nazista, il calcio tedesco fu organizzato in sedici divisioni chiamate Gauligen, una per ogni Land, e la Tura, pur annaspando nella Gauliga Sachsen (anche retrocedendo nel 1942) aveva già un grande seguito di tifosi. Nel dopoguerra la squadra fu sciolta e dalle sue ceneri nacque la ZSG Industrie Leipzig (risultato della fusione della ex Tura con altri piccoli club locali), che nel 1950 si iniziò finalmente a chiamare BSG Chemie Leipzig, nome di stampo socialista dovuto alle industrie chimiche intorno a cui la comunità sportiva (Betriebssportgemeinschaft, abbreviata BSG) ruotava.

Nella nuova DDR-Oberliga, la massima serie della Germania Est nata nel 1948, i risultati non tardarono ad arrivare: i biancoverdi, infatti, nella stagione 1950/51 arrivarono primi a pari punti con la Turbine Erfurt. Il necessario spareggio si disputò all’Ernst-Thälmann-Stadion di Chemnitz di fronte a 60.000 persone (ma in 200.000 provarono ad assistervi) e la spuntò la Chemie, che così vinse il suo primo campionato. Nelle stagioni immediatamente successive la squadra sfiorò di nuovo il titolo in un paio di occasioni, ma non era vista di buon occhio dal partito socialista: secondo le autorità, la migliore squadra di Lipsia doveva essere la Vorwärts, sportivamente legata all’esercito. Iniziò così, nel 1953, una sorta di giro di vite per i migliori giocatori della Chemie, forzatamente costretti ad abbandonare la squadra. Questo intervento dall’alto, però, non ottenne i risultati sperati: semplicemente in questo modo tutte le squadre della città, vista la dispersione di calciatori, ottennero piazzamenti mediocri per tutto il decennio successivo.

I vertici politici, a questo punto, decisero di intervenire ancor più drasticamente, lasciando da parte le velleità legate alla squadra dell’esercito e fondando nel 1963 la SC Leipzig, una sorta di “dream team” formato dai migliori giocatori di tutti i club di Lipsia in nome del prestigio sportivo della città. Gli “scarti” di questa operazione, i calciatori ritenuti meno validi, andarono a militare nella Chemie, chiamata infatti all’epoca “il resto di Lipsia” vi-ste le circostanze in cui la nuova rosa si era formata.
I tifosi, in realtà, accolsero tutto ciò di buon grado, evidentemente contenti di poter tornare a supportare la propria squadra senza ingerenze politiche, e per tutta la stagione 1963/64 riempirono il Georg-Schwarz-Sportpark a una media di ventimila spettatori (il doppio rispetto alla SC). L’inizio del campionato rappresentò un presagio del miracolo sportivo che poi sarebbe accaduto: la SC perse la prima partita 3-0 a Zwickau, mentre la Chemie si impose in casa per 2-0 contro la BSG Wismut Aue. Il sentitissimo derby era in programma per la sesta giornata e il suo risultato fu ancor più emblematico: il “resto di Lipsia” sconfisse il “dream team” con un rotondo 3-0. Il leggendario Alfred Kunze, allenatore della Chemie dell’epoca, a cui oggi è intitolato lo stadio di casa, era convinto che questo risultato fosse frutto di moti-vazioni che alla SC mancavano. Gli “scarti” dovevano dimostrare che dall’alto si erano sbagliati a considerarli tali. Una curiosità: voci non confermate, poco più di congetture, parlano di un Alfred Kunze a dir poco lungimirante. In quanto membro della commissione che decise quali erano i giocatori da trasferire forzosamente alla SC, avrebbe portato acqua al suo mulino appioppando a questa squadra “politica” qualche bidone, premendo affinché delle pedine importanti restassero alla Chemie, sicuro che avrebbe finito per allenarla.

Comunque sia andata, sta di fatto che le suddette motivazioni in effetti durarono per tutto il campionato, clamorosamente vinto dai biancoverdi di Kunze, anche grazie al valore aggiunto rappresentato da Bernd Bauchspieß, studente di medicina originario di Zeitz che chiuse la stagione da capocannoniere con 13 reti. Bauchspieß, però, non poté giocare l’ultima partita della stagione, decisiva perché la SC Empor Rostock non mollava ed era ancora lì a due punti di distacco (la SC Leipzig chiuse addirittura al terzo posto). Ironia della sorte, questo match era contro la Turbine Erfurt, proprio quella dello spareggio del 1950/51, anche se in questo caso era già retrocessa e non aveva più nulla da chiedere, se non un timido desiderio di rivalsa per la partita di Chemnitz. Infatti, pur con qualche difficoltà, la Chemie si impose per 2-0 e “il resto di Lipsia” entrò nella storia.

Quello che ora si chiama “lo spirito del 1964” si respira all’Alfred Kunze Sportpark non solo grazie alle sculture dei calciatori che hanno realizzato quest’impresa, ma anche per gli striscioni, i cori e l’atmosfera generale intorno a una squadra e a una tifoseria che hanno scelto di non scambiare la propria storia per i soldi facili e le vittorie effimere.

daniele, ringraziando il nuovo amico benge per le fonti

Puntata successiva: Clamoroso a Unterhaching
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