Coppa d’Africa, protagonisti/e, partite, approfondimenti: Edizione 2023, puntata 3/3
Il ripescaggio delle migliori terze lo avevo visto implementato per la prima volta al Mondiale messicano del 1986. La Coppa del Mondo FIFA aveva ripetuto la stessa soluzione nelle due edizioni successive (1990 e 1994), prima che fosse allargato ulteriormente il numero delle partecipanti alla fase finale, e c’era una statistica che al tempo mi aveva colpito: in tutte e tre le occasioni tra le migliori quattro era arrivata una delle ripescate, segno che tutti quei match validi per il girone eliminatorio non servivano a molto di fronte al primo o al secondo turno da dentro o fuori. Tra le fortunate a fare strada nonostante il penultimo posto nel girone eliminatorio, l’Italia di Sacchi giunta a undici metri dal successo nel 1994 e ancor prima l’Argentina di Maradona (anche qui una sconfitta in finale) e il Belgio di Guy Thys (solo quarto a fine torneo, ma protagonista di un discusso ottavo di finale contro l’URSS in cui il bel girone condotto dai sovietici servì a poco di fronte all’arbitro Fredriksson).
A sublimare in me l’idea della correttezza di questa tendenza quanto fatto dal Portogallo nel primo Europeo a 24 squadre, quello vinto nel 2016 da ripescata. Sarà per questo che, quando ho visto che la Costa d’Avorio passava il turno come quarta migliore terza ho pensato che aveva grandi possibilità di vincere la manifestazione. E cosa importa se a Euro 2020, ai Mondiali femminili del 2015 e del 2019 e alle Coppe d’Africa del 2019 e del 2021 (tutti tornei a 24 squadre con il medesimo meccanismo) nessuna delle terze nei gironi è arrivata in semifinale!1
Perdere con quattro o più gol di scarto un match del girone eliminatorio della fase finale, prima di arrivare vittoriosamente in fondo al torneo, era, invece, già successo. Mi vengono in mente la Germania Ovest al Mondiale del 1954 e la Spagna al Mondiale femminile del 2023: Fritz Walter e compagni persero 8-3 dall’Ungheria il loro secondo match, azzoppando, però, Puskas, cosa che avrebbe giovato loro in finale; le future campionesse del mondo hanno, invece, perso 4-0 l’ultimo match del girone contro il Giappone a qualificazione per gli ottavi già assicurata. Furono, pertanto, sconfitte con ben altre sfumature e ben altre implicazioni rispetto allo psicodramma vissuto dai giocatori e dal pubblico ivoriano dopo lo 0-4 rimediato con la Guinea Equatoriale che, non a caso, ha portato a un avvicendamento in panchina. Ricordo che l’Arabia Saudita a Francia 1998 fece fuori Carlos Alberto Parreira dopo due partite perse e la certezza dell’eliminazione, ma credo che, davvero, sia la prima volta che la Nazionale che vince un torneo mondiale o continentale ha in finale un ct diverso da quello che si è seduto in panchina in occasione del match d’esordio! Tutto merito di Emerse Faé.
La Coppa d’Africa appena archiviata e la sua vincitrice offrono, dunque, l’occasione per tirar fuori delle congiunture statistiche non troppo consuete. Ad ogni modo, anche l’altra finalista, la Nigeria, è stata protagonista di una situazione che solo in tempo di VAR è divenuta possibile, che non è un inedito, ma che fa sempre un certo effetto: il gol annullato che porta al calcio di rigore per la squadra avversaria! In semifinale, le superaquile stavano, infatti, festeggiando la rete di Osimhen del 2-0 sul Sud Africa che voleva dire finale assicurata, quando al VAR hanno richiamato l’arbitro egiziano Omar per fargli notare il fallo di Yusuf su Percy Tau sulla partenza dell’azione. Fallo che, però, era sulla linea che delimitava l’area di rigore nigeriana e,quindi, dentro. Così, da 2-0 si è tornati a 1-0, Mokoena dal dischetto ha siglato l’1-1 e le superaquile hanno dovuto attendere i tiri di rigore per staccare il pass per la finale.
La Serie A aveva offerto una situazione simile in uno Spal-Fiorentina del febbraio 2019: da 2-1 gol di Valoti a 1-2, a seguiro del rigore assegnato e realizzato Chiesa. I viola avrebbero poi vinto 1-4. Si racconta, però, che ancor prima, nella Supercoppa d’Olanda giocata ad agosto del 2017, il Feyenoord segnò il 2-0 sulla prosecuzione di un’azione in cui il Vitesse Arnhem aveva chiesto l’assegnazione di un penalty. Il VAR, poi, invitò l’arbitro (che era il ben noto Makkelie) a rivedere al video quanto accaduto, il gol fu annullato e la massima punizione venne accordata. Per la cronaca al Vitesse andò come al Sud Africa: 1-1 al 90′ e sconfitta ai rigori.
A proposito di fischietti, concludo questa rassegna di spunti statistici offerti dalla Coppa d’Africa 2023 citando la marocchina Bouchra Karboubi, la prima arbitra araba a dirigere un match della fase finale della massima competizione africana riservata alle Nazionali (Guinea Bissau-Nigeria). Non la prima in assoluto, perché la ruandese Selima Mukansanga aveva diretto due anni fa un match in Camerun (Zimbabwe-Guinea) che ha poi fatto il quarto ufficiale in Francia-Australia al Mondiale qatariota. Quest’anno Mukansanga è stata video assistente al VAR, come le sue colleghe Maria Rivet delle Mauritius e Ahona Makalima del Sud Africa. Curiosamente, in occasione della CAN 2021, il ruolo di A-VAR era toccato invece a Karboubi.
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