Non dire gatto se non ce l’hai nel sacco. 11° puntata: Altre rimonte compiute in trasferta nelle coppe europee 

In quasi tutte le rimonte raccontate finora – penso a quelle registrate in una doppia sfida-, è stata la squadra padrona di casa nel match di ritorno a compensare il passivo maturato in trasferta all’andata. A questa regola due sole eccezioni: la finale di Coppa delle Fiere 1965/66 Barcellona- Real Saragozza, in cui i blaugrana ribaltarono lo 0-1 patito in casa, e quel clamoroso Metz-Barcellona, primo turno di Coppa delle Coppe 1984/85, che vide i francesi vincere a sorpresa al Camp Nou dopo aver perso malamente tra le mura amiche. Il fatto è che di imprese tipo quella del Metz, obbligato, a un certo punto, a segnare quattro reti in trasferta per passare il turno1, se ne sono viste davvero poche nelle coppe europee. Anzi, forse, solo un’altra e con un distinguo da fare. Mi riferisco alla sfida valida per gli ottavi di Conference League 2023/24 tra la futura vincitrice del trofeo, l’Olympiakos, e il Maccabi Tel Aviv: dopo aver subito un pesante 1-4 ad Atene, i greci vanno a vincere 1-6 (ai supplementari) non proprio in trasferta, ma sul campo neutro di Bačka Topola, cittadina serba che ospita il match vista l’impossibilità di giocarlo in Israele per questioni… di sicurezza.

Tuttavia, abbassando un po’ le pretese (tre gol da segnare per passare il turno), qualcosa si trova. Casi che si contano sulle dita di una mano, ma comunque significativi. Gli interisti di una certa età, ad esempio, non ricordano con piacere quando a San Siro il Bayern Monaco segnò tre gol e ne subì uno tra il 33′ e il 45′ e ottenne la qualificazione grazie al maggior numero di reti segnate in trasferta. Era il ritorno degli ottavi di finale di Coppa UEFA 1988/89 e, a quanto assicura una statistica pubblicata sul sito specializzato transfermarkt, in nessun altra doppia sfida valida per Coppa UEFA o Europa League (escludendo i turni preliminari) è accaduto che la squadra, che aveva perso l’andata in casa con due gol di scarto, ha poi ottenuto la qualificazione.
In Coppa dei Campioni/Champions League è successo, invece, due volte. All’altezza dei quarti di finale del torneo 1968/69, l’Ajax di Rinus Michels e di un ancor giovane Cruijff soffre tantissimo il terreno innevato e perde 1-3 in casa contro il Benfica di Eusebio e Torres; una settimana dopo, a Lisbona, imponendo il proprio gioco va avanti di tre gol nella prima mezzora, salvo poi subire al 70′ il gol di Torres che costringe tutti allo spareggio; vince, infine, 3-0 ai supplementari a Parigi (campo neutro), grazie alle reti di Cruijff e alla doppietta dello svedese Danielsson.
Cinquant’anni dopo, ottavi di finale, di mezzo c’è di nuovo la capitale francese: il Paris Saint-Germain, che ha vinto nettamente l’andata a Old Trafford, più di quanto dica lo 0-2 maturato nei novanta minuti, non scende in campo al Parco dei Principi con la dovuta concentrazione; il Manchester United ne approfitta andando due volte in gol con Lukaku, su gentile passaggio di Kehrer, il primo, su papera di Buffon, il secondo; in mezzo la rete di Bernat che tiene avanti i padroni di casa nel punteggio aggregato fino al quarto minuto oltre il 90′, quando Rashford trasforma un rigore concesso per un ingenuo fallo di mano di Kimpembé.
A queste due imprese va sicuramente aggiunta quella compiuta in semifinale, sempre nel 2019, dal Tottenham Hotspur e da Lucas Moura in casa dell’Ajax. I lancieri hanno vinto di misura l’andata in trasferta (gol di van de Beek) e sono avanti 2-0 grazie a De Ligt e Ziyech, quando in quattro minuti, tra il 55′ e il 59′ l’attaccante brasiliano degli Spurs segna due reti. L’Ajax inizia a tremare, perde le misure soprattutto dietro, comunque colpisce un palo con Ziyech, poi capitola al quinto e ultimo minuto di recupero quando Dele Alli imbecca Lucas Moura e gli consente di battere con un diagonale nuovamente Onana. A parità di reti totali i gol in trasferta valgono ancora doppio e, così, il Tottenham stacca il pass per la finale, dove verrà sconfitto dal Liverpool.

Lasciare la chiusura del pezzo alla tripletta di Lucas Moura, noto sostenitore di Jair Bolsonaro, è una cosa che mi aggrada poco e allora aggiungo altre due rimonte compiute in trasferta in semifinale, seppur partendo da uno svantaggio inferiore. Una è quella operata dall’Anderlecht in casa dell’Inter nel penultimo atto della Coppa delle Fiere 1969/70: ai nerazzurri la vittoria sul terreno altrui con gol di Boninsegna non servì, perché al ritorno due reti di Bergholtz nella prima frazione fecero pendere la bilancia dalla parte dei belgi. L’altra, molto più recente, è del 2023, compiuta dalla Fiorentina in Conference League sul terreno del Basilea: il gol decisivo lo segna Barak al 9′ di recupero di un secondo tempo supplementare lunghissimo, perché il malore di un tifoso sugli spalti aveva richiesto l’intervento dei medici dei viola e l’interruzione del match.
Successo in trasferta che non è stato preludio alla vittoria del torneo, visto che la Fiorentina 2022/23 avrebbe perso in finale come l’Ajax 1968/69, il Tottenham 2018/19 e l’Anderlecht 1969/70.

Nell’immagine in evidenza: la papera di Buffon che agevola l’1-2 di Lukaku in PSG-Manchester United

puntate precedenti: Rimonte in celluloide o a fumetti; Partite di Serie A vinte in rimonta: parte 1 (2011), parte 2 (2024); Rimonte in finali di Coppa Campioni o di Champions League; Rimonte in finali di Coppa UEFA o di Coppa delle Fiere; Qualificazioni “impossibili” Anni Ottanta; La rimonta del Metz a Barcellona; Una rimonta col trucco; La rimonta mancata; Una rimonta a tavolino; Le remuntade di Barcellona e Roma
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