Quello che le statistiche non dicono. 8° puntata
O mia bela Madunina, che te brillet de lontan
tuta d’ora e piscinina, ti te dominet Milan
Associare alla Madonnina posta in cima al Duomo la stracittadina che deve stabilire qual è la più forte squadra di Milano. Si narra che l’idea sia nata con la partita stessa perché tifosi di Milan e Internazionale avevano in comune solo la città e quel simbolo. Per il resto, gli uni erano casciavit, “cacciaviti”, rappresentanti della classe operaia, gli altri erano “bauscia”, che più o meno vuol dire “spaccone” e rimanda alla medio-alta borghesia che problemi di soldi non ne ha (o vuole dimostrare di non averne).
In realtà, giornalisticamente il termine “derby della Madonnina” sembra affermarsi solo verso la fine degli anni Venti, dopo che il regime fascista ha riformato il calcio italiano, facendolo diventare lo sport ideale per ricomporre quelle lotte sociali che la semplificazione casciavit vs. bauscia evoca e che devono essere idealmente confinate a 90′ ogni sei mesi, o giù di lì.
La Divisione Nazionale e poi la Serie A a girone unico sono, infatti, figlie della Carta di Viareggio, ma lo è anche l’Ambrosiana, che rimane imbattuta nelle diciassette sfide stracittadine valide per il massimo campionato disputate contro il Milan tra il 10 novembre 1929 e il 20 febbraio 1938. Ufficialmente, la squadra sorta nel 1928 e vincitrice di tre scudetti tra il 1930 e il 1940 e l’Internazionale F.C. che aveva vinto il titolo nel 1909/10 e nel 1919/20, sono la stessa cosa; oltretutto, la A.S. Ambrosiana assume a partire dal dicembre 1931 la denominazione di Ambrosiana-Inter.
Eppure, nella stagione precedente (1930/31) la società sfoderava una maglia nerazzurra con colletto a scacchi bianconeri, segno indelebile che la sua nascita era stata frutto della fusione tra la già citata Internazionale e l’Unione Sportiva Milanese, altra società milanese nata il 16 gennaio del 1902. Una fusione che si uniformava a uno dei mantra del calcio voluto dal regime (uno, massimo due squadre di alto livello in ogni grande città) e che toglieva di mezzo una denominazione ideologicamente scomoda quale “Internazionale”.
Messa così, il 3-2 con cui il 10 gennaio 1909 il Milan Cricket and Football Club batté l’Internazionale al Campo di Porta Monforte non andrebbe considerato il primo derby della Madonnina valido per il campionato1. Questo riconoscimento dovrebbe spettare alla doppia sfida del febbraio 1905, che vide l’U.S. Milanese prima impattare 3-3 sul campo del Milan, poi vincere 7-6 sul proprio campo, sancendo l’eliminazione dei rossoneri.
Questione Ambrosiana a parte, è giusto ricordare anche qualche altro derby che statisticamente ha avuto la sua rilevanza. Ad esempio, la famosa sfida del 6 novembre 1949, quando gli interisti, sotto 1-4 al 19′ al cospetto del Gre-No-Li, inscenano un’incredibile rimonta e vincono 6-5 grazie ai gol di Nyers, Veleno Lorenzi e Amadei (autore di una tripetta). O quella dell’11 maggio 2001, quando sono i rossoneri a umiliare i cugini con un rotondo 0-6 impreziosito dalle doppiette di Shevchenko e Comandini.
Preferisco, però, chiudere con una carrellata di immagini, che rimandano a cose che, semplicemente, non sono accadute. Appare così Ruud Gullit che segna l’1-1 in un Inter-Milan del 1993 grazie a un errore del giovane Taccola e impedisce ai nerazzurri di Bagnoli di dare seguito a quella che poteva diventare la rincorsa più incredibile della storia della Serie A. C’è poi uno sconsolato Pazzagli, il portiere prematuramente scomparso nel 2011, che in una lontana domenica di marzo del 1990 rimane impotente di fronte alla doppietta di Aldo Serena e al rigore di Matthäus il giorno in cui il Milan di Sacchi inizia a temere che l’aver rimontato tanti punti al Napoli potrebbe non servire (al di là della monetina di Alemão). Chiude la sequenza uno scialbo 0-0 dell’ottobre 1986, preceduto da roboanti dichiarazioni dei presidenti Berlusconi e Pellegrini che, al contrario, assicuravano lo spettacolo.

Immagini dal primo derby Milan-US Milanese
Puntate precedenti: Questione di infortuni; La Nazionale che non prende mai gol; La piccola Irlanda che non sapeva vincere; Di baffi, cognomi inconsueti e reti inviolate; Salenko, Schiaffino e cinque inutili gol; Cattivi ragazzi e arbitri non da meno; Prodezze statistiche dell’annata 1972/73;
Puntata successiva: Lazio, vincere 1-0 senza tirare mai