Non dire gatto se non ce l’hai nel sacco. 14° puntata: Sessanta anni di rimonte all’Europeo (1960-2024)

Non è sempre il numero di gol che una squadra riesce a recuperare a rendere indimenticabile una rimonta, a volte basta passare da 0-1 a 2-1. L’importante è che il tutto avvenga nei minuti finali e che la posta in palio sia davvero alta. Questo è il motivo per cui chi tifa Francia metterà la finale di Euro 2000 ai primi posti di una ipotetica classifica dei più spettacolari come-back offerti dalla fase finale di un campionato Europeo. E questo è il motivo perché anche io, pur con opposto stato d’animo, ho dedicato a quel match un articolo a parte. A dire il vero, c’è stato almeno un altro atto conclusivo il cui andamento ricorda quanto sarebbe accaduto a Rotterdam il 2 luglio 2000: Germania-Rep. Ceca del 1996. Anche qui 2-1 ai supplementari, con vantaggio iniziale di Berger su rigore e tedeschi che recuperano il match grazie all’ingresso di Oliver Bierhoff, entrato in campo al 69′ e già in gol quattro minuti dopo1.

In un certo senso, però, la statistica impone di andare a misurare le rimonte dando un gran peso allo svantaggio accumulato; e allora, provando a lasciare attivi gli altri parametri “tutto accade nei minuti finali” e “in palio c’è il passaggio del turno” quali partite verrebbero immediatamente selezionate? Quali altre rimarrebbero fuori?
Affetto da recentismo, il primo match che mi passa alla mente è Repubblica Ceca-Turchia del 2008, la seconda delle tre partite consecutive che la Nazionale di Terim riesce a vincere, nonostante un pericoloso svantaggio iniziale. L’incontro con i cechi è valido ufficialmente per il gruppo eliminatorio, ma è un vero e proprio spareggio, qualcosa di assimilabile agli attuali ottavi di finale, tanto che addirittura in caso di parità al 90′ sono previsti i rigori2. I cechi vanno avanti con Koller e Plašil, rischiano di dilagare (palo di Polák), poi al 75′ subiscono la rete di Arda Turan che rimette tutto in gioco; Nihat completa la rimonta segnando due reti tra l’86’ e il 90′, la prima grazie al portiere avversario (Čech), la seconda facendo leva sulle proprie capacità balistiche.

Il recentismo ingigantisce il peso che si dà agli eventi a noi più prossimi e non permette di affrontare il tutto con una prospettiva storica di più lungo periodo. Ebbene, in questo caso, anche scomodando quanto accaduto dalla prima edizione dell’Europeo al 2024, la rimonta appena racconta resta una delle tre più significative visto che in altri due soli casi la fase finale del campionato continentale della UEFA ha offerto match in grado di soddisfare tutte e tre le richieste indicate a monte. Protagonista in ambo i casi la Nazionale della Repubblica Socialista di Jugoslavia, una volta in negativo, una in positivo. Gli slavi nel 1960 vinsero a Parigi, contro i padroni di casa la prima partita della storia delle fasi finali dell’Europeo: risultato 4-5, ma al 70′ era 4-2 e i tre gol decisivi vennero realizzati tra il 75′ e il 79′. Sedici anni dopo erano, invece, avanti 2-0 a Belgrado contro la Germania Ovest grazie alle reti di Popivoda e  Džajić; al 64′ subirono il 2-1 a seguito di un tiro Flohe deviato accidentalmente da Wimmer, poi fu Dieter Müller a ristabilire la parità, portando l’incontro ai supplementari, e a ribaltarne l’esito. L’ “altro Müller” segnò di testa al minuto 82, sfruttando una gran discesa di Holzenbein al 115′ e in contropiede al 119′; regalò, così, ai suoi la finale che sarebbe diventata famosa per il rigore decisivo di Panenka.

Ora, siccome un po’ di altre belle partite caratterizzate da una rimonta meritano comunque di essere ricordate, completo l’articolo citandole. Per inciso, il recentismo in questo caso c’entra davvero, perché se non le avessi viste non avrei dedicato loro spazio. Inizio con Danimarca-Belgio, 1984, incontro valido per l’ultima giornata del gruppo eliminatorio: da 0-2 a 3-2 e qualificazione alle semifinali per Elkjaer e soci, cui bastava un pareggio. Segue Francia-Portogallo, semifinale della stessa edizione dell’Europeo: da 1-2 a 3-2 nel corso del secondo tempo supplementare e gloria per Platini al riparo da inattese sorprese.
Salto di sedici anni e tre match validi per la fase a gruppi da aggiungere all’elenco: Portogallo-Inghilterra da 0-2 a 3-2; Repubblica Federale di Jugoslavia-Slovenia da 0-3 a 3-3; Repubblica Federale di Jugoslavia-Spagna da 3-2 a 3-4 nei minuti di recupero. C’è, poi, Olanda-Repubblica Ceca del 2004: da 2-0 a 2-3, ma qualificazione alla fase successiva che sarà garantita a entrambe dal pessimo torneo fatto dalla Germania.

Chiudo con una rimonta non andata a buon fine, che con quella invece riuscita rievocata in apertura ha una cosa in comune: l’eliminazione dell’Italia. Euro ’96, l’Italia, a Manchester, non riesce ad andare oltre lo 0-0 con la Germania, nonostante un rigore a favore nel primo tempo e un uomo in più nella ripresa; unica speranza per passare il turno è che la derelitta Russia (0 punti, 1 gol fatto, 5 subiti in due partite) riesca a battere la Repubblica Ceca (di mezzo ancora lei!), che all’intervallo è avanti di due reti. La cosa surreale è che i russi ribaltano il risultato e si portano avanto 3-2 all’85’ con un gran tiro dalla distanza di Besčastnykh; poi Šmicer fa 3-3.

Nell’immagine in evidenza: Dieter Müller in azione contro la Jugoslavia

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